domenica 2 febbraio 2014

The Art of making a Harpsichord, Darryl Martin

Il costruttore inglese di clavicembali Darryl Martin ha pubblicato un libro sulla costruzione dei clavicembali. È il terzo sull'argomento tra quelli con impostazione filologica, dopo il libretto di John Barnes Making a spinet by traditional methods e quello bilingue di Martin Skowroneck Cembalobau / Harpsichord making.
A differenza dei due che lo hanno preceduto, questo libro è completissimo (naturalmente molte cose possono essere fatte con procedure diverse da quelle illustrate, ma cionondimeno è completissimo). Le tecniche illustrate prevedono l'uso di piccoli e pochi macchinari elettrici, ma è facile immaginare strade alternative completamente manuali qualora le attrezzature elettriche dovessero essere insufficienti. L'impostazione è filologica e perfino l'impostazione grafica e tipografica del libro è molto curata. Il volume contiene anche molte fotografie e schizzi, non solo di parti degli strumenti ma anche delle attrezzature e dime da autocostruirsi. Insomma, consigliabile da tutti i punti di vista. Bravo Darryl Martin.

Se proprio bisogna trovare qualche difetto, eccone due che però non sono veri difetti:
1. Manca un capitolo sulla progettazione. Naturalmente di solito si "copiano" strumenti storici, o vi si apportano piccole modifiche, sicché saper progettare un clavicembalo non è strettamente necessario per costruirlo. Tuttavia, un'approfondita trattazione dell'argomento consentirebbe al costruttore di apportare le piccole modifiche richieste (aggiunta di qualche nota, sistema di trasposizione, eccetera) con più consapevolezza. Inoltre, cosa più importante, permetterebbe di avere chiari in mente  gli obbiettivi tonali e gli strumenti per raggiungerli. Ma quest'ultima cosa credo sia oltre le attuali conoscenze: non mi dilungo ma è un argomento che necessiterebbe di un post a parte.

2.  Dovendo scegliere una famiglia di clavicembali per illustrare tecniche e procedimenti, Martin opta per un cembalo italiano, pur con qualche vaga indicazione sui cembali nordeuropei. Si tratta certamente di una scelta razionale: gli italiani sono più "facili", cioè hanno un ordine di costruzione più razionale e quindi più facilmente scindibile in piccole parti discrete (poi ovviamente in realtà non sono affatto più facili né dal punto di vista della lavorazione, che anzi è molto più dettagliata di quella dei nordeuropei, né dal punto di vista del raggiungimento degli obbiettivi tonali). Però è una scelta che esclude la descrizione di alcune lavorazioni tipiche dei cembali nordeuropei, che pure sono oggi più diffusi degli italiani: ad esempio il sistema - fondamentale dal punto di vista strutturale - costituito da spina - somiere - tavola frontale - fianchetto (col non banale problema costituito dalle modanature della tavola frontale che devono raccordarsi con quelle delle fasce). I cembali italiani poggiano semplicemente il somiere sui suoi supporti, ed è ovviamente una cosa intuitiva. I nordeuropei invece praticano nella spina e nel fianchetto uno scasso perfettamente a misura per farci entrare somiere e tavola frontale, e non è una lavorazione banale.

Non so, francamente, come si sarebbe potuto evitare quanto esposto nel punto 2, ma credo che un paio di capitoli in più dedicati solo a quelle lavorazioni differenti tra italiani e nordeuropei sarebbero stati necessari.

In ogni caso, un gran libro.

Darryl Martin, The Art of making a Harpsichord, Robert Hale ed., 2012, ISBN 9780709085706.
256 pagine, copertina cartonata.

Il prezzo di copertina è £ 70,00; Amazon.it lo vende a € 58,52, ma è reperibile anche in altre librerie online e presso l'editore.


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