martedì 16 aprile 2013

Clavicembalo fiammingo 9

I tasti diatonici sono stati regolati in larghezza uno per uno. Ora non si accavallano più, ma sono tuttavia ancora leggermente troppo larghi.La larghezza dei tasti inoltre non è perfettamente uniforme: tra il più stretto e il più largo c'è una differenza di poco meno di 1 mm. Differenze di tale entità non rendono la tastiera insuonabile. Anzi: gli strumenti storici hanno irregolarità spesso molto maggiori, e anche molti strumenti moderni hanno tastiere molto più irregolari. Ma preferisco la massima uniformità raggiungibile.
In ogni caso lascio così i tasti fino al momento delle regolazioni. Gli unici lavori che farò sulla tastiera prima di metterla da parte e passare alla cassa sono: 1. regolare la larghezza delle code di ebano, in modo da lasciare spazio sufficiente per i blocchetti dei tasti cromatici; 2. fare i blocchetti dei tasti cromatici; 3. fare le linee decorative sui tasti diatonici.
Forse la 3. la farò nei tempi morti di altre lavorazioni. I blocchetti cromatici non si incollano ora sul tasto, ma solo dopo aver effettuato la regolazione delle distanze dei tasti diatonici: il blocchetto cromatico andrà poi ad occupare lo spazio lasciato vuoto tra le code dei diatonici, esattamente al centro dello spazio.

I tasti diatonici regolati (non definitivamente) in larghezza.





I blocchetti dei tasti cromatici saranno fatti di legno di pero tinto scuro. Non si tinge con un colore ma con un mordente ad acqua: esso penetra nei pori del legno e non è asportabile toccando e sfregando i tasti. Lascia inoltre le venature visibili. Alcuni cembali francesi storici hanno addirittura i tasti diatonici fatti non in ebano ma in pero tinto. Infine, i blocchetti saranno ricoperti da una lastrina d'osso.
I blocchetti cromatici non hanno in genere, salvo negli strumenti molto antichi, sezione quadrata o rettangolare, ma piuttosto trapezoidale, più larghi alla base e più stretti alla sommità. Sono anche solitamente rastremati in altezza, più alti dal lato del suonatore e più bassi dietro. Infine, hanno anche un taglio obliquo sul davanti, più o meno pronunciato. Tutti questi elementi concorrono a rendere i tasti cromatici molto diversi da strumento a strumento.
Si parte da quadrelli in legno, che vengono piallati per dargli la sezione trapezoidale:


I quadrelli vengono tagliati a misura, e ognuno dei blocchetti definitivi riceve a pialla la rastrematura dal davanti al dietro:




Due foto di un prototipo di blocchetto cromatico. Forse è venuto troppo scuro, farò una prova usando mordente più diluito o carteggiando più a fondo dopo aver mordenzato.



Se guardate attentamente potete vedere nella prossima foto che un angolo (l'angolo in alto a destra) della lastrina d'osso è diventata translucida. Colpa mia: ho oliato il tasto dopo aver incollato la lastrina d'osso e non sono riuscito a non sporcare l'osso con l'olio. Per fortuna è solo un prototipo, perché l'olio rovina irrimediabilmente l'osso.


lunedì 8 aprile 2013

Taglio della tastiera, breve riflessione su due metodi

Esistono due sistemi per tagliare la tastiera una volta che la si sia disegnata sul pannello:

1. incollare tutte le lastrine di copertura dei tasti diatonici, di larghezza ognuna pari a un numero intero di tasti finiti (solitamente una lastrina di ebano basta per due tasti, una di bosso per due o anche per tre). Solo dopo di ciò tagliare i tasti.

2. Tagliare prima i tasti e solo successivamente incollare su ognuno di essi la lastrina o le lastrine di copertura.

Nel caso del fiammingo che sto costruendo ho utilizzato la tecnica n. 2 (che peraltro nel caso dei fiamminghi è quella storica, anche Ruckers faceva così), ma in precedenza avevo sempre usato la n. 1.

Francamente preferisco la n. 1 per vari motivi. Si possono tracciare le linee decorative in maniera più semplice e più precisa quando le le coperture sono state incollate ma i tasti non ancora tagliati; si può regolare meglio la lunghezza e la sporgenza delle coperture stesse; l'intera procedura è più rapida; non si ha il problema delle giunzioni tra lastrina anteriore e lastrina posteriore (perché è in pezzo unico).

Però la n. 1 richiede due cose: una sega a nastro con lama molto sottile e massima precisione nel taglio. Se una delle due cose manca si è costretti a rettificare il fianco dei tasti con la pialla e con la vastringa, col risultato di creare uno spazio eccessivo tra un tasto e l'altro. Con questa tecnica la copertura sarà sempre perfettamente a filo con i fianchi della leva del tasto.

Questo problema non si pone con la tecnica n. 2. Si può tagliare in maniera relativamente imprecisa, rettificando poi a volontà il fianco dei tasti e non curandosi dello spazio tra un tasto e l'altro. Lo spazio tra un tasto e l'altro sarà poi regolato successivamente, dopo aver incollato le coperture. Con questa tecnica la copertura sporgerà leggermente dai due lati, rispetto alla leva del tasto, consentendo aggiustamenti più facili.

Clavicembalo fiammingo 8

Ho incollato tutte le lastrine d'ebano. Sono ancora troppo larghe, regolerò la larghezza precisamente quando avrò a disposizione la rastrelliera. Con la rastrelliera infatti i tasti cadranno nella loro corretta posizione e sarà facile effettuare regolazioni fini della larghezza. Le lastrine sono anche tutte leggermente troppo lunghe: le accorcerò limandole una volta che la rastrelliera sia al suo posto e quindi i tasti avranno assunto l'esatta posizione definitiva.


Poi ho piallato l'ebano portandolo a spessore giusto sul davanti del tasto (la parte che si vede) e assottigliandolo il più possibile verso la coda, per diminuirne il peso.


Ho comprato l'ebano da Marc Vogel, scoprendo che non è perfettamente e uniformemente nero. In precedenza avevo comprato da Dick in Germania dell'ebano di eccezionale qualità: uniforme con solo lievissime gradazioni di colore che si notavano solo con difficoltà e controluce. Ma Dick non ha gli spessori che servono per i tasti diatonici, così l'ho comprato da Vogel.
Ma ne sono stato contento: l'ebano perfettamente nero va bene per filetti o elementi decorativi, ma i tasti diatonici completamente neri sembrano di plastica dopo che siano stati perfettamente lucidati. Qualche venatura qua e là non solo dà l'idea del legno, ma aiuta l'esecutore dandogli degli impercettibili punti di riferimento visivi. Infatti spero che il mio amico preferisca tenere la tastiera così com'è, che trovo più bella. Se viceversa dovesse preferire un nero più uniforme, utilizzerò del mordente per abbassare ulteriormente i contrasti di colore. Mai però spingendomi al punto di dare l'impressione di tasti in plastica.

Dopo piallato ho motivo per essere un po' orgoglioso del lavoro. Le giunzioni tra lastrina anteriore e lastrina posteriore sono infatti invisibili in condizioni di luce normale, si vedono leggermente in foto perché enfatizzate dal flash e ingrandite, ma non c'è nemmeno un capello d'aria:



Intanto ho finito di segare i tagli obliqui nella rastrelliera guidatasti, ne ho pulito l'interno (scalpello, lime, seghetto), e ora sto allargando le fessure dove entrano le punte di guida, per renderle di larghezza tale che la punta entra ma non scorre liberamente. Quando tutto sarà montato pochi colpi di lima sulle punte le assottiglieranno quel tanto che basta per farle scorrere ma senza avere troppo spazio.

La lima che vedete in foto mostra dove sono arrivato, è chiara la differenza in larghezza tra le fessure a sinistra e quelle a destra della lima:

La distanza tra le fessure è un po' irregolare. Questo mi dispiace perché avrei preferito fare un lavoro più pulito: colpa della fretta. Tuttavia l'irregolarità della spaziatura è del tutto irrilevante: la posizione della punta nella coda del tasto fu segnata contemporaneamente alla posizione della corrispondente fessura di guida nella rastrelliera. Questo comporta che la punta si troverà esattamente in corrispondenza della fessura e quindi tutto funzionerà bene sia dal punto di vista meccanico che dal punto di vista estetico. Il post in cui ho mostrato la segnatura è questo.
La tecnica di segnare due pezzi contemporaneamente in modo che eventuali irregolarità di posizione non comportino problemi è frequente nella costruzione di clavicembali. Ad esempio, i fori per le punte di bilanciamento si praticano contemporaneamente sia nei tasti che nella sottostante barra di bilanciamento, in modo che le irregolarità nella posizione del foro non comportino lo spostamento del tasto. Lo mostro in questo post.
Quando sarà il momento dei salterelli vedrete che una cosa simile si fa anche quando si fora per la punta di bilanciamento della linguetta: si mette la linguetta in posizione e si fora il fusto del salterello e la linguetta in un colpo solo. Anche se il foro non è esattamente dove dovrebbe stare, la linguetta starà al suo posto esatto e il salterello funzionerà perfettamente.
Questi non sono banali mezzucci per scusare o nascondere una lavorazione imperfetta o imprecisa: John Barnes, in Making a spinet by traditional methods (lettura che consiglio a tutti senza riserve: è un piccolo libriccino molto denso potete trovarlo da Marc Vogel) definisce le tecniche che ho sommariamente descritto qui come "un sistema per arrivare a un risultato preciso usando mezzi imprecisi".

martedì 2 aprile 2013

Clavicembalo fiammingo 7

Ho proceduto con la tastiera.
Ho finito di tagliare tutti i tasti. Ho allargato leggerissimamente il foro di bilanciamento usando una punta appena più larga della precedente. Il motivo è intuibile: la punta di bilanciamento deve stare ben stretta nella barra di bilanciamento di faggio, ma non così stretta nel tasto, che dovrà basculare.

Dopodiché ho pulito i lati dei tasti dai segni della sega a nastro, utilizzando la pialla, la vastringa e lo scalpello (e, confesso, anche la lima di tanto in tanto).

La tastiera tutta tagliata:



A questo punto è il momento delle coperture d'ebano. Prima di tutto ho tagliato tutte le lastrine che verranno al di qua della linea dei tasti cromatici alla stessa larghezza, leggermente superiore al necessario. Nei limiti del possibile, le lastrine anteriori devono essere di uguale larghezza. Basta una piccola differenza perché l'esecutore si accorga di una stanchezza nel suonare, senza essere in grado di capire perché.

Le lastrine posteriori, invece, vanno tra un tasto cromatico e l'altro, e naturalmente hanno ognuna larghezza differente.

Dopo il taglio, ho incollato le lastrine di un tasto per prova. Naturalmente manca ancora l'arcatina decorativa sul frontale del tasto: è per questo che la lastrina di ebano sporge così tanto.




Il cromatico l'ho messo solo per fare la foto: non è incollato e non appartiene a questo strumento.
Nella terza foto si vede la giunzione tra la lastrina posteriore e quella anteriore. Quando la tastiera sarà finita la giunzione non si vedrà più, nascosta dalle linee "decorative". Lo si capisce bene dalle prossime fotografie:




sabato 30 marzo 2013

Clavicembalo fiammingo 6

Dopo qualche giorno di sospensione ho ripreso la tastiera.

Avendo già realizzato il telaio, ho sistemato il pannello della tastiera su di esso, nella sua esatta posizione definitiva, bloccandolo in posizione con due chiodi temporanei. Dopodiché ho forato per le punte di bilanciamento in un colpo solo ogni tasto e la barra di bilanciamento sottostante. In questo modo i tasti rimarranno esattamente nella stessa posizione in cui stanno ora nel pannello:




Una volta praticati tutti i fori, ho asportato il pannello della tastiera e ho praticato le smussature lungo gli spigoli della barra di bilanciamento. Le smussature servono per permettere il movimento dei tasti. Ruckers usava fare una barra di bilanciamento di profilo diverso, a sezione trapezoidale col lato più alto sul davanti. In tal modo i tasti cromatici erano liberi di scendere in posizione, mentre i tasti diatonici ricevevano un intaglio nella superficie inferiore. La soluzione che ho scelto è quella più usuale presso francesi e italiani.





Ho iniziato a tagliare i tasti dal pannello della tastiera. Prima di tutto si taglia lungo le linee tra si e do e tra mi e fa, ottenendo così vari gruppi di tasti, composti alcuni di tre diatonici (do-re-mi) e alcuni di quattro diatonici (fa-sol-la-si), con i relativi cromatici. Noterete che prima di iniziare a tagliare ho numerato i tasti. E' necessario, se non si vuole finire con un puzzle difficile da ricomporre dopo il taglio.




Ognuno di questi gruppi di tasti viene poi tagliato dal davanti fino alla linea anteriore dei cromatici; e da dietro sempre fino alla stessa linea. I tasti restano a questo punto attaccati tra loro solo da pochi millimetri di legno, che si taglierà con un seghetto da traforo:


A parte avevo già tagliato le coperture in ebano dei tasti diatonici. Esistono vari modi per fare le coperture dei diatonici. Io ho scelto di incollare le coperture dopo la separazione dei tasti, e di fare le coperture in due pezzi: quello più larga e di larghezza assolutamente costante, sul davanti della linea dei tasti cromatici; e quello più stretto, che corre tra un tasto cromatico e l'altro. La giunzione tra i due pezzi verrà mascherata dalle linee "decorative" (in realtà sono prima di tutto linee di costruzione) che si vedono su tutte le tastiere. Le placchette che andranno sul davanti hanno già la lunghezza giusta, mentre la larghezza è ancora eccessiva: saranno regolate in larghezza una volta incollate ai tasti. Le placchette che vanno tra i tasti cromatici invece sono ancora sia troppo lunghe e che troppo larghe. La lunghezza deve essere regolata prima dell'incollaggio, mentre la larghezza sarà regolata dopo.



Poiché la barra di bilanciamento è già forata e smussata davanti e dietro, è pronta per ricevere le punte di bilanciamento. Le ho quindi installate, curando che l'altezza finale delle punte fosse il più possibile omogenea (non è necessario che lo sia, né dal punto di vista meccanico né da quello estetico, visto che questa parte della tastiera è naturalmente nascosta. Ma visto che bisogna farlo, tanto vale farlo bene). Prima di scattare la foto ho sistemato anche l'unico tasto che al momento è separato dagli altri: l'ultimo, il fa.





giovedì 21 marzo 2013

Clavicembalo fiammingo 5

Sono ancora in attesa di prendere decisioni definitive sulla struttura della cassa.
Questo non significa però che i tempi complessivi si allunghino: ci sono molte cose che si possono fare prima, e addirittura è meglio fare prima: la tastiera, i registri e le guide, i salterelli, incollare le tavolette che formeranno la tavola armonica, il fondo, il coperchio.

Qui continuo dunque con la tastiera. Se riesco a finirla prima ancora di iniziare la cassa, avrò tutto il tempo per regolarla, "liberarla", equilibrarla, anche durante i momenti morti.

Avevo dunque segnato sulle code dei tasti il punto in cui inserire le punte di guida, e contemporaneamente avevo segnato la rastrelliera.

Ora si inizia a praticare i tagli, esattamente nei punti dove erano stati segnati in precedenza. Prima di tutto uso la sega che vedete in foto, perché mi assicura perfetta verticalità e ortogonalità dei tagli. Faccio taglietti poco profondi, uno o due millimetri.






Fatto ciò per tutti i sessantuno tagli, passo al seghetto per code di rondine, appoggio la lama nel solco già praticato e - tenendola angolata, scendo fino ad un segno che ho praticato in precedenza (grosso modo alla metà dello spessore della rastrelliera). L'angolazione serve per allargare lo spazio dove va la punta di guida, in tal modo la punta è ben tenuta al suo ingresso, ma dietro c'è spazio per poterla eventualmente piegare leggermente. L'eventuale piegatura serve per meglio allineare i tasti sul davanti.



Qui sopra si vede il seghetto tenuto angolato. L'angolo si fa ad occhio, non è necessario misurare nulla: basta che dietro sia abbastanza largo sia per la punta come ho detto prima, sia per inserire un piccolo scalpello ed eliminare il legno rimasto. Naturalmente i tagli angolati devono essere due per ogni fessura, uno verso destra e uno verso sinistra, finché non si ottiene qualcosa di simile a ciò che si vede nella prossima foto (qui ho fatto solo i primi due e sono venuti troppo stretti, sarebbe meglio farli leggermente più larghi, per comodità di lavorazione).




Infine, si fa saltare il legno rimasto tra i due tagli con uno scalpello o una punta rigida.


Francamente, un lavoro noioso e anche abbastanza lungo. Sarebbe meglio farlo un po' per volta per non morire di noia, ma è meglio farlo tutto in una volta per ottenere una lavorazione il più possibile omogenea. Si potrebbe certamente fare con la sega a nastro, ma non mi fido: un lieve errore di posizione e bisogna iniziare da capo con una nuova rastrelliera.

mercoledì 20 marzo 2013

Clavicembalo fiammingo 4

E' il momento di fare il telaio della tastiera. I telai delle tastiere franco-fiamminghe si differenziano da quelli tipici italiani perché hanno solo due traverse: quella indietro dove si appoggiano le code dei tasti a riposo, e quella centrale, di bilanciamento. Gli italiani hanno invece anche una terza traversa, vicina a chi suona, che serve - ricoperta di panno - a fermare la corsa del tasto in discesa. I franco-fiamminghi hanno invece la corsa fermata in coda, o dal salterello che batte sotto la barra di fermo dei salterelli (i francesi) o da una tettoia posta sopra la rastrelliera guida-tasti. Sotto la tettoia batte la coda dei tasti.

Le due assi longitudinali e la traversa di fondo sono in pioppo, mentre la traversa di bilanciamento è in faggio. Il faggio o altro legno duro (come l'acero, ad esempio) è solitamente utilizzato per la traversa di bilanciamento perché la durezza del legno consente di tenere meglio le punte di bilanciamento. I Ruckers per la verità usavano spesso il pioppo anche per la barra di bilanciamento, ma il faggio dà maggiori garanzie.

Le quattro componenti del telaio sono unite tra loro con giunti "a mezza battuta" o "a mezzo legno", come si vede qua:



La lavorazione avviene con lo scalpello, ma io per rapidità ho preferito settare la lama della sega da banco ad un'altezza pari alla metà dello spessore delle tavolette. Dopo aver segnato i confini dei tagli, con ripetuti passaggi sopra la sega da banco gli alloggiamenti sono fatti. Naturalmente è richiesta sempre la pulizia finale con lo scalpello, ma indubbiamente in questo modo si risparmia molto tempo. Non sempre con le macchine si risparmia tempo rispetto alla lavorazione solo manuale, ma in questo caso sì.

Verificati tutti i giunti, le tavole si incollano. A proposito di colla, è già parecchio tempo che uso ormai solo colla animale (detta anche colla forte, colla Garavella, colla d'osso, colla a caldo...). I motivi li spiegai tre anni fa in questo post: http://harpsichordmaking.blogspot.it/2010/03/ruckers-riflessioni-preliminari-2.html. Si intravede il pentolino della colla nell'angolo alto a sinistra della prossima foto (in attesa che mia moglie o le mie figlie mi regalino uno di quei bellissimi scaldacolla in ghisa....)


Qui sopra si vede il telaio con le quattro assi incollate. Ci sono morsetti solo sulla traversa di fondo, mentre la traversa di bilanciamento era già stretta nel suo alloggiamento e quindi non necessitava di morsetti.

La barra di bilanciamento riceverà, dopo la foratura, due smussature sui lati anteriore e posteriore, per permettere il movimento dei tasti senza impedimenti.

martedì 19 marzo 2013

Clavicembalo fiammingo 3

Ho continuato a lavorare sulla tastiera, segnando la rastrelliera guida-tasti.
Nei clavicembali fiamminghi e in quelli francesi i tasti sono guidati in coda, nella quale è conficcata una punta metallica che scorre in una scanalatura verticale praticata in una barra di legno chiamata rastrelliera.
Poiché la posizione della punta nella coda del tasto deve corrispondere alla posizione della scanalatura, i due elementi - coda del tasto e scanalatura sulla rastrelliera, devono essere segnati contemporaneamente. Si usa di nuovo una squadretta da falegname come si vede nella foto:



La squadretta consente di tracciare con un coltellino linee dritte e perfettamente perpendicolari alla superficie. Dopodiché si segna con un punzone il punto, lungo la linea appena tracciata, dove si farà il forellino per conficcare la punta. Naturalmente poi la rastrelliera verrà capovolta in modo da presentare le scanalature alla punta che sporgerà dalla coda del tasto.


Appena segnate, le linee sulle code dei tasti e quelle sulla rastrelliera coincidono perfettamente. Ma al variare dell'umidità le linee sulla rastrelliera resteranno esattamente dove sono ora, perché trasversali alla venatura; mentre il pannello della tastiera si allargherà o si restringerà (il legno, al variare dell'umidità, si allarga o si restringe, ma non si allunga o accorcia), spostando così anche le linee. Per questo motivo bisognerà stare attenti che al momento della foratura per le punte di bilanciamento il livello di umidità sia esattamente uguale a quello che c'era quando sono state fatte le linee.

Per chiarire meglio il funzionamento della guida dei tasti, ecco una foto. La foto non è mia, ma l'ho presa da http://virginalrestoration.blogspot.it/. Nella foto la rastrelliera non è ancora fissata ed è posta un po' distante dalla coda dei tasti, per meglio mostrarne il funzionamento.




lunedì 18 marzo 2013

Clavicembalo fiammingo 2

Come prima cosa si stabiliscono le misure trasversali. E' facile: larghezza della tastiera + spessore dei blocchi laterali + spessore del blocchetto traspositore + spessore dei fianchi.
Ometto i calcoli intermedi, ma questo cembalo sarà largo 94,5 cm. Poiché i fianchi hanno spessore 1,5 cm e poiché il somiere sarà incassato nei due fianchi per metà del loro spessore, il somiere sarà lungo 94,5 - 0,75 - 0.75 = 93 cm. E' in legno di quercia e ha la sezione trapezoidale tipica dei Ruckers. Se poi decido per Delin valuterò se sarà utilizzabile oppure dovrò rifarlo. Eccolo:



Per stabilire le dimensioni trasversali del cembalo si deve stabilire la larghezza della tastiera. Si usa per convenzione la misura di tre ottave, detta stichmass. Abbiamo deciso per una stichmass pari a 49,0 cm. I cembali storici hanno stichmass variabili dai 47 cm dei franco-fiamminghi ravalé (larghezza ridotta per consentire di mettere più tasti in una cassa antica calcolata per un'estensione minore), ai 50 di molti italiani
Ora, se 21 tasti diatonici (tre ottave) occupano 49 cm, 36 tasti diatonici (quelli della nostra tastiera finita) occuperanno 49 : 21 x 36 = 84 cm. La tavola che poi diventerà tastiera deve dunque essere larga 84 cm. Eccola, già giuntata a partire da quattro tavolette di pioppo larghe 25 cm, poi tagliata a misura e squadrata. Per quanto riguarda la lunghezza, i tasti saranno lunghi complessivamente 40,5 cm. La tavola-tastiera è un po' più corta perché ogni tasto riceverà sul fronte un'arcatina decorativa, dello spessore di 7 mm.


Nella foto sopra vedete la tavola-tastiera. Sul davanti di essa c'è il régle du clavier, diviso in tre sezioni: tasti diatonici, tasti cromatici e code dei tasti. I calcoli e il disegno si fanno sul régle du clavier, poi con l'aiuto di una squadretta da falegname si riportano tutte le divisioni laterali sulla tavola-tastiera.
Sulla tavola tastiera ho già disegnato quattro linee orizzontali. La prima segna l'inizio dei tasti cromatici; la seconda, la linea dove andranno le punte di bilanciamento per i tasti diatonici; la terza, idem per i tasti cromatici; l'ultima segna la porzione di coda dei tasti che dovrà essere perfettamente dritta e parallela e uguale per tutti i tasti. Infatti i tasti partono perfettamente paralleli sul davanti della tastiera, e finiscono allo stesso modo; però la tavola-tastiera è divisa sul davanti in 36 parti uguali (i tasti diatonici) e sul retro in 61 parti uguali (tutti i 61 tasti), quindi non può esserci parallelismo. La sezione non parallela, quindi più o meno libera, parte da poco dopo le linee di bilanciamento e arriva a questa quarta linea a 5 cm dalla coda dei tasti. Qui avevo però dimenticato di segnare la linea di inizio della sezione "libera".



In questa foto vedete che ho prima di tutto segnato una linea dietro alle due linee di bilanciamento: è quella da cui inizia la sezione non parallela dei tasti.
Poi vedete che sono segnate le divisioni laterali dei tasti diatonici. Appaiono molto corti perché mancano ancora le arcatine decorative che aggiungeranno 7 mm alla lunghezza dei tasti diatonici. Quando saranno finiti, i diatonici, dal fronte alla linea dei cromatici, saranno lunghi 36 mm. Anche questa è una misura storica.
Le linee di divisione tra il si e il do e tra il mi e il fa sono già portate indietro fino alla "linea del parallelismo", perché ovviamente non c'è il cromatico a interromperle.



Qui sono state riportate anche le linee laterali dei tasti cromatici, i quali per comodità di visione sono stati anneriti.



la tavola-tastiera è stata girata per lavorare sulle code dei tasti. Il régle du clavier si accosta nuovamente alla tastiera e si tirano allo stesso modo linee parallele, dal fondo fino alla seconda linea del parallelismo.



A questo punto i tasti sono già disegnati paralleli sul davanti fino alla prima linea del parallelismo (2 cm circa dietro la linea di bilanciamento dei tasti cromatici); e lo stesso in coda, dalla seconda linea del parallelismo fino all'estremità posteriore. Non restava quindi che congiungere i punti per avere tutti i tasti correttamente disegnati. Si può notare nella foto sopra che tra le due linee del parallelismo i tasti non sono paralleli o comunque non sono perpendicolari, ma prima e dopo sì.



Finito il disegno, ho poi utilizzato un punzone per segnare in maniera visibile i punti in cui forare per le punte di bilanciamento. Si vedono bene nella foto sopra.




Ho fatto anche le arcatine decorative. Nella foto sono ancora circolari, basterà tagliarle poco sotto il centro per avere le arcatine definitive.
Visto che molti lo chiedono, fare le classiche arcatine dei tasti dei clavicembali è molto semplice. Si prende uno "spade bit", cioè una punta per trapano per fori larghi, questa per intenderci:


Poi ci si arma di pazienza e di limette di varia forma e si ottiene una punta simile a questa, che è quella che ho utilizzato io:



La tastiera è solo disegnata. Prima di poter tagliare i tasti bisognerà fare ancora parecchie operazioni.

Clavicembalo Fiammingo 1

Un amico mi ha chiesto di costruirgli un clavicembalo, e glielo faccio perché è un amico, perché suona bene e perché non vìolo le regole che mi sono dato di essere solo un costruttore amatoriale (i dettagli dei nostri accordi restano naturalmente riservati).

Il mio amico suona spesso in pubblico, sia da solo che come continuista, spesso nella stessa occasione. Scartata per motivi pratici l'idea di avere due clavicembali (uno per il repertorio solistico e uno per il continuo), si è deciso per un fiammingo. I clavicembali fiamminghi hanno la sonorità piena tipica dei cembali nordeuropei, ma l'attacco del suono ha molto più ictus rispetto a un francese (anche se meno che un italiano), il che lo rende adatto al basso continuo. L'entrata in vibrazione è più rapida che in un francese, di conseguenza l'attacco più chiaro, la polifonia più nitida, la capacità di farsi sentire in un ensemble più marcata.

Però il mio amico vuole poter usare il cembalo anche per repertorio tardo che richiede estensione della tastiera, perciò si rende necessaria l'estensione di 61 note dal fa0 al fa5.
Dopo aver discusso (e per la verità contro la mia opinione, di cui parlerò distesamente in un prossimo post), abbiamo deciso che la registrazione deve essere 2 x 8' e non 1 x 8', 1 x 4'. L'estensione della tastiera e i due registri da 8' pongono immediatamente il problema del modello di riferimento. La cassa dei Ruckers è troppo debole per sostenere 2 x 8', a maggior ragione poi con un'estensione così ampia. Certamente sarebbe possibile modificarla, ma si introdurrebbero delle incognite. Soprattutto poi se consideriamo un fatto: i Ruckers hanno tutti, invariabilmente, un registro da 4'; questo significa che essi hanno anche una cordiera del 4', incollata sotto la tavola armonica. Che si fa della cordiera se eliminiamo il 4'?
Non si può semplicemente eliminarla lasciando tutto il resto inalterato: la tensione delle le corde del 4' ha in questi strumenti la funzione di tenere la tavola armonica piatta. E d'altra parte nei cembali - ad esempio francesi - con una sola tastiera e due registri da 8', non c'è la cordiera del 4' ma c'è una struttura di forma e massa simile (ma non uguale) e posta più vicino al ponticello degli 8'. In tal caso essa lavora da vero e proprio "controponticello". Se ne parlerà nei prossimi post.
E però mi domando: è certamente possibile modificare la struttura della cassa e il layout della tavola armonica di un Ruckers, ma un Ruckers con un'estensione diversa, una struttura diversa, una tavola armonica diversa, è ancora un Ruckers?
E le modifiche non rischiano di introdurre elementi di disturbo?

L'alternativa è Albert Delin. Darò in altri post le indicazioni biobibliografiche. Ora dico solo che restano di Delin varie spinette, tre claviciteri e due cembali: uno piccolo con 53 note del 1750 (a Berlino) e uno grande, 57 note Sol0, la0-mi5 (manca il sol diesis basso) nella collezione privata di Kenneth Gilbert.
Delin è considerato un genio della costruzione dei clavicembali, e ne parlerò, se deciderò per questa seconda strada, nei prossimi post. Per il momento dico qualcosa sulla struttura dei Delin.
Traverse sul fondo come nei Ruckers, ma alte il doppio. Nessuna traversa all'altezza dei liner. Le fasce sono quindi impedite di collassare verso l'interno dello strumento dalla tavola armonica, che funge nei Delin (accade anche in alcuni clavicembali italiani) come una grande traversa superiore. In alcuni strumenti di Delin per giunta la tavola armonica ha la venatura non parallela alla spina ma orientata di alcuni gradi verso il lato curvo. In tal modo il legno offre alla tensione delle corde il suo lato più robusto (quello della lunghezza). Anche l'orientamento della venatura è una caratteristica non solo di Delin ma di molti clavicembali storici, i più famosi i due Grimaldi 1697 (Norimberga) e 1703 (Parigi).
Sotto la tavola armonica, oltre alle catene (ne riparleremo) c'è il boudin o il contrechevalet, cioè il controponticello.
Infine i clavicembali di Delin hanno una "molla", cioè un'asse di legno che parte dal boudin e arriva al tramezzo superiore (upper bellyrail). Questa Delin spring serve per assicurare a tutta la struttura una tensione simile a quella che sarebbe procurata dalle corde del 4'.

In attesa di una decisione definitiva sulla strada da percorrere (aspetto anche di procurarmi altra documentazione) ho iniziato la tastiera. Nel prossimo post.

mercoledì 13 marzo 2013

Concerto 8 marzo 2013 - foto

Venerdì 8 marzo 2013 c'è stato il concerto di cui vi parlavo nel post precedente, con la sola variante che Luigi Trivisano ha eseguito la sonata K 28 di Domenico Scarlatti al posto della K 26.

Giornata funestata dalla pioggia intensa che ha contribuito ad aumentare il livello di umidità della Sacrestia del Vasari (che già normalmente è alto). Ho dovuto accordare due volte due clavicembali, per un totale di quattro accordature complete. E anche così, il 4' era già scordato quando Luigi lo ha inserito per la K 28.

I due cembali utilizzati erano uno il mio Barucchieri (a sinistra nelle foto), e l'altro un francese di Salvo Amitrano. I brani solistici sono stati suonati tutti sul Barucchieri.

Le foto non sono venute bene, ma le metto lo stesso.
La bella ragazza bionda alla mia sinistra è la brava clavicembalista Lucia Piatto, che si è prestata a voltarmi le pagine. Grazie ancora, Lucia.

E grazie inoltre ad Alfredo De Pascale, patron dell'associazione Napolinova (organizzatrice del concerto) e alla mia amica maria Rosaria Esposito che ha scattato alcune delle foto che vedete qui sotto.

 Insieme (foto di Alfredo De Pascale)


Luigi Trivisano da solo (foto di Alfredo De Pascale)


Insieme (foto di Alfredo De Pascale)

 La sala con le volte affrescate dal Vasari (foto di Maria Rosaria Esposito)

Insieme (foto di Maria Rosaria Esposito) 

Io da solo (foto di Maria Rosaria Esposito)