martedì 14 dicembre 2010

Francese Zuckermann - 1

Dieci o dodici anni fa comprai un clavicembalo francese in kit, da Zuckermann. In realtà le parti furono prodotte da The Paris Workshop, all'epoca associato europeo di Zuckermann e poi separatosi. L'atelier francese, che io andai anche a visitare nel 1998, produce ottimi clavicembali e utilizza materiali di prima qualità, come la tavola armonica di abete rosso europeo invece che abete di Sitka come fa Zuckermann. Il patron di The Paris Workshop è Marc Ducornet, che produce anche ottimi clavicembali non in kit.

Assemblata la cassa, lo strumento restò a languire in cantina, due volte allagata negli scorsi dieci anni. Ora l'ho riesumato per finirlo: ho già rinforzato i giunti con i chiodi o spine di legno, e cominciato a fare i salterelli in legno (all'epoca, su suggerimento di Ferdinando Granziera, agente italiano di Zuckermann, scelsi l'opzione salterelli in plastica appunto per poterli poi fare io in legno), rifatto alcune parti rovinate.
Nonostante l'esposizione a due allagamenti, la cassa è rimasta quasi intatta: ha evidenti segni di umidità sul fianco lungo, ma solo superficiali, che vanno via con due colpi di pialla. E ha un principio di scollamento della parte inferiore del giunto di coda, tra il fianco lungo e il fianco di coda.
E' sparita la ribaltina, cioè la parte anteriore, ribaltabile, del coperchio, che quindi dovrò rifare; ed è sparito un pezzo del telaio della tastiera superiore. Inoltre era completamente da rifare il ponticello da 8' sulla tavola armonica, irreparabilmente deformato dall'acqua. Siccome ho spezzato il ponticello da 4', ho dovuto rifare anche quello.



 Qui sopra, la tavoletta di agrifoglio che userò per fare le linguette dei salterelli. Si rastremano i due lati per dare il profilo finale delle linguette; poi si segna con un graffietto a distanza fissa dal bordo: costituirà il punto in cui forare per la linguetta.


 Il profilo che avranno le linguette una volta finite.


 Si segna la larghezza che dovrà avere la linguetta; poi si intaglia l'alloggiamento della molletta con la sgorbia che vedete sopra. Infine si realizza il foro della linguetta con un punzone dalla punta a forma rettangolare.


La linguetta finita, pronta per essere separata dalla tavoletta. Una volta separata si ripete tutto il processo. Ho fatto 220 linguette, per i 189 salterelli che andranno nei tre registri da 63 note ciascuno.


 Al centro, uno dei salterelli in plastica forniti da Zuckermann. A sinistra, un prototipo fatto con una linguetta appena realizzata e un fusto di noce. A destra, il corpo di uno dei salterelli finali, in pero.


 Il retro del prototipo di salterello. Non è venuto bene, perché la parte alta dietro (in foto) e la parte bassa del davanti della linguetta sporgono dal corpo del salterello. Questo vuol dire che dovrò nuovamente provare per trovare una giusta altezza dell'asse di bilanciamento della linguetta. A sinistra nella foto si vede uno dei registri (non fatto da me, è di Zuckermann).

La parte inferiore del ponticello da 8', disegnata su una tavola di faggio e tagliata.


Avendo spezzato l'ultima lama della mia sega a nastro e non essendo ancora riuscito a trovare il ricambio, ho segato il ponticello col seghetto alternativo. Ci vuole più tempo, ma è quasi meglio quando si deve tagliare, come nel nostro caso, un lato obliquo. 


La rifinitura del ponticello avviene con la vastringa (spokeshave). Nella foto vedete anche un pialletto ad angolo basso (block plane).


Una go-bar deck che mi sono costruito per l'occasione. Serve per incollare in modo rapido pezzi che non possono essere raggiunti dai normali morsetti, o nei casi in cui l'uso dei normali morsetti farebbero perdere troppo tempo causando la gelificazione della colla animale. L'uso è intuitivo: assicelle di legno incastrate tra il pezzo da incollare e il cielino esercitano la necessaria pressione sul pezzo. Quando la colla è asciutta si tolgono.

giovedì 9 dicembre 2010

giovedì 2 dicembre 2010

Enrico Baiano e Domenico Scarlatti

AGGIORNAMENTO 13 AGOSTO 2013
Le registrazioni discografiche che avevo segnalato in questo post sono sparite da Youtube e quindi non sono più raggiungibili nemmeno da qui. Va bene: era illegale tenerle là, non c'è dubbio, e quindi non sorprende che il proprietario del canale le abbia rimosse su richiesta della casa discografica.
Però possiamo chiedere, cara casa discografica, di rimettere in commercio i due dischi? così magari ce li compriamo.
FINE AGGIORNAMENTO

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Non pretendo di conoscere tutte le registrazioni scarlattiane. Però molte sì, e nessuna mi appare più interessante, eccitante, intelligente, di quelle che ci ha dato Enrico Baiano in due dischi editi da Symphonia nel 2008.
Non ne faccio una recensione: non è il mio mestiere. Vi faccio solo una segnalazione sulla mia preferita, la K113 che chiude il secondo disco. Nonostante uno stacco di tempo molto veloce, l'esecuzione è lontanissima dalla generica brillantezza che affligge le esecuzioni scarlattiane: è un continuo susseguirsi di tensioni e distensioni (sentite ad esempio da 2'15" a 2'30") che trasforma la sonata da banale - anche se complicatissimo tecnicamente - banco di prova virtuosistico a espressione drammatica. E di drammatico in questi dischi c'è molto: ascoltate ad esempio la meravigliosa K115, che non ho trovato su youtube e quindi non posso mettere qui.

K113


K24


K3


K126



Il primo dei due dischi è suonato su un clavicembalo di Ugo Casiglia copia da Joachim Antunes (portoghese, dunque, sostanzialmente di tradizione italiana) del 1785. Potete sentirlo nella K126.

Il secondo disco è suonato su un clavicembalo di Olivier Fadini copia da Francois-Etienne Blanchet del 1733 (ovviamente francese). Potete sentirlo nelle K113, K24 e K3.

Entrambi gli strumenti hanno una risonanza opulenta, in linea con l'impostazione esecutiva, che certo non può definirsi minimalista.

Non ho chiesto autorizzazioni per mettere qui i video, che ho trovato su YouTube. Se ho violato diritti prego gli interessati di comunicarmelo e rimuoverò immediatamente il post.


AGGIORNAMENTO
Mi sbagliavo sulla K115: fortunatamente anch'essa è su Youtube, perciò posso metterla qua. Riascoltata per l'occasione, toglie il primo posto alla K113 tra le esecuzioni di Baiano (naturalmente nella mia personale classifica). Fatemi sapere che cosa ne pensate voi.

Fa parte del secondo disco, quindi anch'essa è suonata sul Blanchet di Fadini.

K115

lunedì 15 novembre 2010

Musica d'insieme

Non dovrebbe sembrarvi strano che, oltre che costruirli, i clavicembali mi piaccia anche suonarli. Anzi, tra breve mi propongo di postare anche delle nuove registrazioni, non solo del cembalino d'acero ma anche degli altri.

Nessuna pratica musicale è più divertente e appagante che suonare insieme, il che purtroppo non mi è mai accaduto perché provengo come molti clavicembalisti dallo studio del pianoforte, di cui ho sempre preso lezioni private e quindi ho frequentato il conservatorio solo in occasione degli esami.
Così, essendomi definitivamente convertito al clavicembalo, cerco musicisti, amatori, professionisti o semiprofessionisti, persone che suonano bene e anche persone che suonano male, che vogliano suonare con me.

Cerco dunque cantanti, flautisti, violinisti, violoncellisti, violisti d'amore, violisti da gamba, liutisti, oboisti, insomma tutti coloro che suonano strumenti adeguati all'esecuzione di musica barocca.
Li cerco da tutta Italia, ma per ovvie ragioni di raggiungibilità la preferenza è tutta la campania e il lazio. Scrivetemi, o nei commenti qui sotto o alla mail harpsichordmaker@gmail.com.

martedì 13 luglio 2010

Ruckers - Augusto Bonza - 4

La tavola frontale, nella quale si vedono le spine di legno che fissano il giunto col somiere.
Si vedono inoltre sulle controfasce gli alloggiamenti per i registri e sulla sola controfascia del fianchetto, più arretrato, l'alloggiamento per l'estremità acuta della cordiera del 4'.


Un'altra vista del fianchetto, dove si possono vedere le spine che fissano le traverse basse al fianchetto e quelle che uniscono fianchetto e fascia curva, oltre a quelle del somiere, già viste in un post precedente.
Si vede inoltre, tra le due traverse basse, il vano portaoggetti tipico dei clavicembali fiamminghi dell'epoca Ruckers. Il vano è formato dalle due traverse, da una paretina di fondo (la più vicina all'osservatore di questa foto), da un tetto con le caratteristiche smussature. Naturalmente il fondo dello strumento costituirà, quando sarà montato, il pavimento del vano portaoggetti.


La cassa montata e messa in verticale. Sulla controfascia del fianco lungo si vede l'alloggiamento per l'estremità grave della cordiera dei 4'.

Ruckers - Augusto Bonza - 3

Controfasce montate. La controfascia di coda aveva negli strumenti storici spessore e altezza maggiori delle altre, probabilmente per meglio sostenere la tensione delle corde gravi, più lunghe e più spesse. Abbiamo seguito i Ruckers in questa particolarità.


La colla che si vede colare sotto le controfasce è colla animale, la stessa che sarà utilizzata per tutti gli incollaggi dello strumento.


Il somiere è assicurato, oltre che dalla colla, anche da spine o chiodi di legno. Spine venivano utilizzate anche per assicurare i giunti tra le fasce, tra fondo e cassa, e tra assi strutturali e fasce.



Il tipico giunto Ruckers tra fascia di coda e fascia curva. Lo spigolo sporgente della fascia di coda verrà successivamente piallato per portarlo in piano con la fascia curva.


Il lato curvo era, nella tradizione fiamminga, curvato esponendo il legno al fuoco vivo e poi fissando il pezzo in modo che tenesse la curva per qualche minuto. Una volta raffreddato, il legno mantiene la forma.
Abbiamo proceduto nello stesso modo, ed ecco il lato curvo montato con ancora le tracce di carbonizzazione.


La fascia curva appena uscita dal trattamento a fuoco, e prima della piallatura che asporta gran parte del carbone.

Ruckers - Augusto Bonza - 2

Il cembalo è simile a quello che avevo cominciato: una tastiera, estensione dal DO1 al re5 per 51 note (ottava bassa cromatica).

In questo e nei post successivi parlerò in prima persona plurale. E' ovvio tuttavia che molto difforme è il contributo tra me ed Augusto.

Dal momento che lo strumento ha anche una finalità "didattica" per me, abbiamo deciso di non "tagliare gli angoli": niente scorciatoie, niente lavorazioni fatte nel modo più semplice "perché tanto è lo stesso". Per ogni lavorazione ci domandiamo quale fosse la sequenza adottata dai Ruckers, e seguiamo la stessa sequenza. A volte non è chiaro, e a volte non contribuiscono gli studi tecnici sull'argomento, primo tra tutti la monografia di Grant O' Brien, Ruckers. A Harpsichord and Virginal Building Tradition, Cambridge University Press, 1990 (l'edizione rilegata si trova solo nei remainders, ne è stata pubblicata una in paperback nel 2008, si può acquistare sul sito di Grant O' Brien, qui, oppure su Amazon, qui). In questi casi facciamo delle prove, avanziamo ipotesi, e finora è sempre stata trovata una strada che appare subito la più logica.
Talvolta però nonostante gli sforzi non si riesce a capire il motivo di un certo dettaglio sugli strumenti originali, per esempio la caratteristica bisellatura sulla parte inferiore delle controfasce, che non risponde né a esigenze strutturali né estetiche (perché rimane chiusa all'interno dello strumento) né di lavorazione. In questi casi decidiamo di volta in volta ma solitamente riproduciamo quel dettaglio.
Non si tratta naturalmente di cieca copia, perché tutto viene discusso e ripensato.
Nei prossimi post qualche fotografia.

Ruckers - Augusto Bonza - 1

Dopo alcuni tentativi non riusciti negli anni scorsi a causa di impegni miei e suoi, ho stretto un accordo con Augusto Bonza che prevede la costruzione di un clavicembalo insieme (poi vedremo nei post successivi in che cosa consiste questo "insieme").
Prima che Augusto, che è già alle prese con una lista d'attesa pluriennale, venga assalito da una folla di amateurs come me, preciso che il clavicembalo è mio. Cioè gliel'ho regolarmente ordinato, solo che l'accordo prevede che talune fasi costruttive vengano svolte insieme, alcune da lui e alcune infine da me.

E' questo il motivo per cui da marzo ho sospeso la costruzione del Ruckers: il clavicembalo che abbiamo deciso di costruire è appunto un Ruckers e quello che avevo già cominciato sarebbe stato un doppione. Lo finirò in altri tempi, quando tra l'altro ne saprò molto di più.

I prossimi post quindi riguarderanno questo progetto.

giovedì 18 marzo 2010

Progetto Ruckers, guide e registri

E ora i registri e le guide dei salterelli.
Le guide sono fatte con un sandwich, dal basso in alto, di pergamena, legno e pelle. Il legno è molto sottile, per cui la pergamena serve per rinforzarlo visto che quando poi si buca il legno di testa sarebbe troppo debole e potrebbe saltare. La pelle sopra serve invece per ottenere uno scorrimento silenzioso dei salterelli. Il salterello nella sua corsa non tocca né legno né pergamena, i quali servono solo a sostenere rigidamente la pelle, ma solo quest'ultima.

Fare la guida concettualmente è semplice, poi per la verità sto incontrando qualche difficoltà nell'esecuzione.
In pratica si segnano i lati delle mortase attraverso cui il salterello scorre, poi con pochi colpi di scalpello si buca e infine si elimina il tassello di legno risultante all'interno. Dopodiché si rovescia la guida e con un coltello si allargano i fori così fatti, ma solo sul lato inferiore senza toccare la pelle, in modo che il salterello non possa toccare legno e pergamena ma solo la pelle. la difficoltà sta nel fare i tagli con sufficiente pulizia.

Più facili i registri. Segnati anche su di essi i lati lunghi delle mortase attraverso cui i salterelli scorreranno, si praticano lungo questi segni  dei tagli angolati, perché anche i registri si aprono verso il basso in modo che il salterello sia tenuto solo da un piccolo spigolo di legno. Una volta finiti e puliti con scalpello e lime, si chiudono i lati restati aperti con una striscia di legno.

Le guide con i primi fori. Davanti ad esse le due barre da cui saranno ricavati i registri. Queste ultime sono già segnate.

I tagli angolati. Ho tagliato i due registri insieme affinché l'allineamento risulti perfetto. Poi ho avuto un incidente con il secondo di essi e l'ho dovuto rifare segnandolo prima secondo i tagli già fatti sul primo registro.



Fasi di lavoro sui registri

Progetto Ruckers, la tastiera

Come prima cosa ho incollato le tavolette che formeranno la tastiera e quelle che formeranno la tavola armonica.
Sulla tavola che formerà la tastiera ho poi disegnato le linee che serviranno da guida per separare i vari tasti.
Poi ho fissato la barra di pioppo che servirà da guida dei tasti alla coda della tastiera, segnando contemporaneamente coda del tasto e futura guida. In questo modo quando saranno infisse le punte di guida del tasto, esse saranno allineate alle fessure della guida.

La guida è più semplice da farsi di quanto non appaia. Le fessure hanno sezione triangolare, il che sembra difficile, ma in realtà basta fare prima di tutto un piccolo taglio sulla linea tracciata per segnare, in modo da avere un appoggio per la sega.

Poi con la sega si fanno due tagli obliqui. L'angolo si stabilisce ad occhio, non è necessaria una precisione superiore. Il legno che rimane tra i due tagli si fa saltare con un colpo di scalpello, il resto si pulisce sempre con lo scalpello e con qualche colpo di lima.
Il telaio è abbastanza semplice da montare. Al momento i due elementi laterali sono ancora un po' troppo lunghi e la barra di bilanciamento non ha ancora la sua forma definitiva, che sarà data con la pialla.


Bonza

Tra i miei strumenti finora avevo solo accennato a questo cembalino d'acero, che tengo nella mia casa di Roma.
Lo ha costruito, nel 2004-2005, Augusto Bonza, costruttore tra i massimi italiani e persona di una disponibilità rara. Gli debbo molto delle cose che so sui clavicembali e la loro storia.
Questo cembalino è incordato in ottone, ma - non so se con ulteriori varianti - può essere incordato anche in budello.
Il cembalino è copia, anche nella decorazione, di due cembalini cinquecenteschi, uno conservato al Museo degli strumenti Musicali al Castello Sforzesco a Milano, e uno appartenente a una collezione privata. Ho trovato che anche il cembalino d'acero RCM 175 del Royal College of music ha una decorazione molto simile. Ulteriori informazioni sono sul sito di Augusto Bonza www.augustobonza.it.
Qualche foto, di scarsa qualità e me ne scuso. Ne farò di migliori prossimamente.






giovedì 11 marzo 2010

Ruckers, riflessioni preliminari 2

Ho già iniziato, e prima di iniziare ho messo da parte tutte le bottiglie di colla sintetica. Ho usato finora e userò solo colla animale a caldo.
I motivi sono di ordine pratico, perché la colla a caldo è reversibile e i pezzi possono essere scollati per riparazioni, per aggiustamenti, per rimediare a errori.
Ma soprattutto c'è un motivo di ordine strutturale. La miglior colla sintetica è la cosiddetta colla gialla (Titebond o Elmer's Glue), una colla alifatica (quelle viniliche non sono adatte per nulla, lo strumento collasserebbe). Ebbene, perfino per queste colle le specifiche dei produttori ne sconsigliano l'uso per applicazioni strutturali continuative: esattamente la condizione di un clavicembalo che è sottoposto alla tensione continua delle corde. Inoltre, queste colle sono note per un fenomeno che si chiama "cold creep": in pratica i due pezzi incollati scivolano lievemente l'uno rispetto all'altro senza che il giunto ceda. Si capisce bene l'effetto che un fenomeno del genere può avere non solo sulla tenuta della struttura ma sulla stabilità di accordatura.
Di converso, la colla animale "vetrifica", cristallizza e rimane perfettamente stabile anche dopo secoli. C'è inoltre chi attribuisce alla colla animale anche migliori proprietà di trasmissione del suono (probabile, vista la migliore vetrificazione): potrebbe essere vero, magari non nella cassa, ma nei giunti tra le varie tavolette che compongono la tavola armonica e nei giunti tra ponticelli e tavola armonica. Tuttavia l'effetto, se c'è, è probabilmente troppo debole per fare una vera differenza, vista la complessità delle tante parti in gioco.
Infine, la colla animale non è affatto difficile da usare, una volta che si sia fatta l'abitudine. Anzi, può addirittura essere più semplice rispetto alla colla sintetica perché per i pezzi più piccoli non c'è bisogno di morsetti: i due pezzi si tengono stretti l'uno all'altro per un paio di minuti e si può continuare a lavorare, mentre con le colle sintetiche bisogna morsettare necessariamente perché ci vuole almeno un'ora prima che la colla prenda. Per i pezzi più grandi invece è effettivamente un po' più complesso perché mentre si spennella la colla da un lato la colla sull'altro lato si è raffreddata e non prende più.

Dal prossimo post comincio a mettere qualche foto.

mercoledì 24 febbraio 2010

Ruckers

Prima o poi a Ruckers ci arriviamo tutti: il prossimo clavicembalo sarà un Ruckers.


Riflessioni preliminari.
Non deve avere un'estensione eccessiva. Dal DO1 al re5 cromaticamente, per un totale di 51 note è più che sufficiente, e soprattutto è un'estensione effettivamente seppur raramente usata dai Ruckers/Couchet (tutti parenti e tutti costruttori nella medesima scuola, quindi d'ora in poi dirò solo Ruckers). Più note significherebbe modifiche nella struttura perché la maggior larghezza e il maggior numero di corde la sottoporrebbero a eccessivo stress. E poi il grosso del repertorio non richiede altre note. I Ruckers originali avevano solitamente (ma non sempre) 45 note dal DO/MI1 al do5 (con l'ottava corta).


Non voglio due registri da 8'. Esiste un solo strumento storico di Ruckers (per la precisione un Couchet) disposto 2x8, tutti gli altri invariabilmente erano disposti 1x8, 1x4. Di nuovo: ragioni di struttura. Due ordini di corde da 8' costituiscono circa il 40% di tensione in più sulla struttura, e soprattutto l'intera tensione delle corde viene a scaricarsi sul medesimo punto, la cordiera degli 8' appunto. Viceversa la disposizione 1x8, 1x4 non solo costituisce uno stress molto inferiore, ma le forze sono applicate parte sulla cordiera dell'8' e parte sulla cordiera del 4'. Questo tra parentesi alleggerisce la tensione non solo sulla tavola armonica ma sul ponticello degli 8' che nuovamente viene a sopportare un solo ordine di corde anziché due, con un dimezzamento della compressione. Probabilmente questa ridotta compressione è una delle cause della famosa libertà di suono dei Ruckers. Infine, il timbro dei due registri da 8' accoppiati non mi piace molto, mentre trovo bellissimo l'accoppiamento tra 8' e 4'.


Anche i salterelli vorrei farli come da tradizione fiamminga, con gli slot per gli smorzatori costituiti non da feritoie ma da fori, con gli smorzatori che assumono la forma di orecchie di topo (mousear dampers).


Per la parte estetica: tastiera tradizionale Ruckers: osso per i diatonici e quercia morta (bog oak) per i cromatici. Poiché non è facile trovare in commercio il bog oak può darsi che sia necessario utilizzare quercia scurita. Carte fiamminghe tradizionali per l'interno della cassa, con tanto di motto latino sull'interno del coperchio, finto marmo con "strapwork" (scrigno, baule, forziere) sull'esterno della cassa.
Il basamento traforato e con colonnine tornite, anch'esso da modello storico.


I dettagli in seguito.

lunedì 25 gennaio 2010

Zuckermann, dettagli tecnici

Le technicality dello Zuckermann.

Rispetto al kit originario ho fatto alcune piccole modifiche:
- le linguette di guida dei tasti, originariamente in plastica (!), sono state sostituite da altre in legno di noce
- i blocchetti dei tasti cromatici, in ciliegio, sono stati abbelliti con una lastrina d'ebano
- ho decorato la cornice di colmo della cassa con borchiette d'osso
- negli anni avevo perduto la rastrelliera di guida dei tasti e ho dovuto rifarla. In acero.

Ho impennato lo strumento in penna naturale, usando penne di gabbiano e di oca.
Le penne naturali offrono alcuni vantaggi rispetto al delrin o al celcon: sono più "autentiche"; consentono un'intonazione più forte senza che la qualità del suono degradi (ma è comunque bene non eccedere); contribuiscono meno al rumore complessivo della meccanica. Inoltre non sono affatto più difficili da inserire e regolare rispetto alle penne in delrin. Anzi, se si utilizzano i fogli di delrin e non le penne già tagliate, trovo che si perda in semplicità rispetto alla penna naturale. L'unico svantaggio è che le penne naturali durano un po' meno del delrin. Il timbro dello strumento non cambia in modo sensibile.

Il somiere ha una lastronatura di abete, come nei cembali nordeuropei, ed è costituito in realtà da due parti: il somiere propriamente detto e una sottile striscia posta sul retro, come una specie di contro-controsomiere. Ne consegue che la lastronatura di abete non è dappertutto in aderenza col somiere e dunque agisce in parte come una seconda piccola tavola armonica: il ponticello del somiere è appunto posto sulla parte libera di vibrare.

Materiali:
- Cassa e sue modanature: cedro (forse Port Orford Cedar o simili)
- Tavola armonica: abete di Sitka
- Somiere: faggio
- Ponticelli e modanature della tavola armonica: ciliegio
- Salterelli: ciliegio, un solo smorzatore
- Bilancini dei salterelli: agrifoglio
- Bottoncini decorativi: osso
- Leve dei tasti: faggio
- Copertura dei tasti diatonici: bosso
- Blocchetti dei tasti cromatici: ciliegio con lastrina d'ebano
- Telaio della tastiera: pioppo
- Rastrelliera guida tasti: acero
- Linguette di guida dei tasti: noce
- Fondo: pioppo
- Controcassa esterna: pioppo
- Struttura interna: abete
- Disposizione 2 x 8', con entrambi i registri disinseribili
- Impennatura: gabbiano e oca

domenica 17 gennaio 2010

Zuckermann, la decorazione III

E infine qui il clavicembalo nella sua cassa esterna

Qui al suo posto più o meno definitivo (lo so, c'è il radiatore, la finestra...)


Qui non è più in laboratorio ma in un ambiente di decompressione. Sullo sfondo la spinetta che ho già descritto in un post precedente.


La tastiera. Si possono vedere i bottoncini di osso che ho usato per decorare la cornice di colmo, anch'essi comunemente usati nei clavicembali storici.

Il clavicembalo suona anche se non è ancora armonizzato. La decorazione qui si vede bene. Lucia intanto prova a tirar fuori qualche nota.


La cassa esterna chiusa. Il blu del coperchio è diverso dal blu di sfondo delle figure a causa di un cambiamento di idea in corso d'opera. Avevo cominciato col blu cobalto del coperchio, ma poi mi sono reso conto che era troppo scuro perché le ombre proiettate dalle figure sullo sfondo fossero abbastanza visibili, perciò ho usato poi un blu più chiaro.
Anche il finale trattamento a cera è venuto più lucido sul coperchio che sulle figure, forse per non aver atteso abbastanza dopo l'applicazione su queste ultime, prima di iniziare la lucidatura.

Abbiamo iniziato la decorazione l'8 dicembre 2009 e l'abbiamo terminata il 2 gennaio 2010.

Zuckermann, la decorazione II

La decorazione è finita, ecco i dettagli:

Il pannello di coda


Di seguito i pannelli del lato curvo:







In un messaggio Ivan mi aveva suggerito l'uso degli oli e di lavorare maggiormente sulle ombre. Purtroppo quando a dicembre ho cominciato il lavoro non avevo fatto esperienza con gli oli sicché ho deciso di continuare ad utilizzare gli acrilici. Sono comodi perché si diluiscono con acqua ma una volta asciutti diventano insolubili. Ho provato a insistere con le ombre, ma il risultato non è granché, temo di essere stato troppo timido. Per entrambe le cose, avrò modo in futuro di migliorare.

Zuckermann, la decorazione

Dopo un'interruzione di molti mesi io e Lucia abbiamo ripreso il vecchio progetto Zuckermann (che avevo cominciato undici anni fa e ripreso e lasciato varie volte). Restava da decorare la cassa esterna, per la quale abbiamo scelto un soggetto impegnativo, una decorazione a grisaille su fondo blu scuro, il cui modello avevo visto in rete e mi era piaciuto. Naturalmente il confronto col modello è impietoso per noi, ma perché non provarci?


[*** aggiunta del 6 giugno 2010 ***]
Ricevo una cortese mail del costruttore di clavicembali Graziano Bandini in cui mi si chiede - più che giustamente - di citare espressamente la fonte per il soggetto decorativo. Lo faccio volentieri. Si tratta di un clavicembalo costruito da O' Brien e Bandini, e raffigurato in una pagina del sito di Grant O' Brien e Graziano Bandini. la decorazione, di grande bellezza, è opera della decoratrice Silvia Morsiani.
[*** fine aggiunta del 6 giugno 2010 ***]



L'interno del coperchio in molti strumenti antichi era rivestito di tessuto, seta, velluto, e così abbiamo fatto noi. Abbiamo usato seta di S. Leucio (località dove abito, quindi il reperimento del tessuto è stato facile), applicata con poca colla e chiodini.
Lo strumento propriamente detto è stato poi reso suonante e armonizzato alla fine della decorazione. Per il momento solo il registro principale. Poi appena c'è tempo farò anche il secondario e magari farò qualche registrazione.
Un po' di foto:



Io e Lucia all'opera



La seta incollata e inchiodata



Lucia fa l'anticatura con una velatura di terra d'ombra passata col pennello a lingua di gatto.


Il disegno abbozzato. Mancano ancora le ombre che daranno un po' di tridimensionalità ma soprattutto definiranno le figure.