sabato 30 marzo 2013

Clavicembalo fiammingo 6

Dopo qualche giorno di sospensione ho ripreso la tastiera.

Avendo già realizzato il telaio, ho sistemato il pannello della tastiera su di esso, nella sua esatta posizione definitiva, bloccandolo in posizione con due chiodi temporanei. Dopodiché ho forato per le punte di bilanciamento in un colpo solo ogni tasto e la barra di bilanciamento sottostante. In questo modo i tasti rimarranno esattamente nella stessa posizione in cui stanno ora nel pannello:




Una volta praticati tutti i fori, ho asportato il pannello della tastiera e ho praticato le smussature lungo gli spigoli della barra di bilanciamento. Le smussature servono per permettere il movimento dei tasti. Ruckers usava fare una barra di bilanciamento di profilo diverso, a sezione trapezoidale col lato più alto sul davanti. In tal modo i tasti cromatici erano liberi di scendere in posizione, mentre i tasti diatonici ricevevano un intaglio nella superficie inferiore. La soluzione che ho scelto è quella più usuale presso francesi e italiani.





Ho iniziato a tagliare i tasti dal pannello della tastiera. Prima di tutto si taglia lungo le linee tra si e do e tra mi e fa, ottenendo così vari gruppi di tasti, composti alcuni di tre diatonici (do-re-mi) e alcuni di quattro diatonici (fa-sol-la-si), con i relativi cromatici. Noterete che prima di iniziare a tagliare ho numerato i tasti. E' necessario, se non si vuole finire con un puzzle difficile da ricomporre dopo il taglio.




Ognuno di questi gruppi di tasti viene poi tagliato dal davanti fino alla linea anteriore dei cromatici; e da dietro sempre fino alla stessa linea. I tasti restano a questo punto attaccati tra loro solo da pochi millimetri di legno, che si taglierà con un seghetto da traforo:


A parte avevo già tagliato le coperture in ebano dei tasti diatonici. Esistono vari modi per fare le coperture dei diatonici. Io ho scelto di incollare le coperture dopo la separazione dei tasti, e di fare le coperture in due pezzi: quello più larga e di larghezza assolutamente costante, sul davanti della linea dei tasti cromatici; e quello più stretto, che corre tra un tasto cromatico e l'altro. La giunzione tra i due pezzi verrà mascherata dalle linee "decorative" (in realtà sono prima di tutto linee di costruzione) che si vedono su tutte le tastiere. Le placchette che andranno sul davanti hanno già la lunghezza giusta, mentre la larghezza è ancora eccessiva: saranno regolate in larghezza una volta incollate ai tasti. Le placchette che vanno tra i tasti cromatici invece sono ancora sia troppo lunghe e che troppo larghe. La lunghezza deve essere regolata prima dell'incollaggio, mentre la larghezza sarà regolata dopo.



Poiché la barra di bilanciamento è già forata e smussata davanti e dietro, è pronta per ricevere le punte di bilanciamento. Le ho quindi installate, curando che l'altezza finale delle punte fosse il più possibile omogenea (non è necessario che lo sia, né dal punto di vista meccanico né da quello estetico, visto che questa parte della tastiera è naturalmente nascosta. Ma visto che bisogna farlo, tanto vale farlo bene). Prima di scattare la foto ho sistemato anche l'unico tasto che al momento è separato dagli altri: l'ultimo, il fa.





giovedì 21 marzo 2013

Clavicembalo fiammingo 5

Sono ancora in attesa di prendere decisioni definitive sulla struttura della cassa.
Questo non significa però che i tempi complessivi si allunghino: ci sono molte cose che si possono fare prima, e addirittura è meglio fare prima: la tastiera, i registri e le guide, i salterelli, incollare le tavolette che formeranno la tavola armonica, il fondo, il coperchio.

Qui continuo dunque con la tastiera. Se riesco a finirla prima ancora di iniziare la cassa, avrò tutto il tempo per regolarla, "liberarla", equilibrarla, anche durante i momenti morti.

Avevo dunque segnato sulle code dei tasti il punto in cui inserire le punte di guida, e contemporaneamente avevo segnato la rastrelliera.

Ora si inizia a praticare i tagli, esattamente nei punti dove erano stati segnati in precedenza. Prima di tutto uso la sega che vedete in foto, perché mi assicura perfetta verticalità e ortogonalità dei tagli. Faccio taglietti poco profondi, uno o due millimetri.






Fatto ciò per tutti i sessantuno tagli, passo al seghetto per code di rondine, appoggio la lama nel solco già praticato e - tenendola angolata, scendo fino ad un segno che ho praticato in precedenza (grosso modo alla metà dello spessore della rastrelliera). L'angolazione serve per allargare lo spazio dove va la punta di guida, in tal modo la punta è ben tenuta al suo ingresso, ma dietro c'è spazio per poterla eventualmente piegare leggermente. L'eventuale piegatura serve per meglio allineare i tasti sul davanti.



Qui sopra si vede il seghetto tenuto angolato. L'angolo si fa ad occhio, non è necessario misurare nulla: basta che dietro sia abbastanza largo sia per la punta come ho detto prima, sia per inserire un piccolo scalpello ed eliminare il legno rimasto. Naturalmente i tagli angolati devono essere due per ogni fessura, uno verso destra e uno verso sinistra, finché non si ottiene qualcosa di simile a ciò che si vede nella prossima foto (qui ho fatto solo i primi due e sono venuti troppo stretti, sarebbe meglio farli leggermente più larghi, per comodità di lavorazione).




Infine, si fa saltare il legno rimasto tra i due tagli con uno scalpello o una punta rigida.


Francamente, un lavoro noioso e anche abbastanza lungo. Sarebbe meglio farlo un po' per volta per non morire di noia, ma è meglio farlo tutto in una volta per ottenere una lavorazione il più possibile omogenea. Si potrebbe certamente fare con la sega a nastro, ma non mi fido: un lieve errore di posizione e bisogna iniziare da capo con una nuova rastrelliera.

mercoledì 20 marzo 2013

Clavicembalo fiammingo 4

E' il momento di fare il telaio della tastiera. I telai delle tastiere franco-fiamminghe si differenziano da quelli tipici italiani perché hanno solo due traverse: quella indietro dove si appoggiano le code dei tasti a riposo, e quella centrale, di bilanciamento. Gli italiani hanno invece anche una terza traversa, vicina a chi suona, che serve - ricoperta di panno - a fermare la corsa del tasto in discesa. I franco-fiamminghi hanno invece la corsa fermata in coda, o dal salterello che batte sotto la barra di fermo dei salterelli (i francesi) o da una tettoia posta sopra la rastrelliera guida-tasti. Sotto la tettoia batte la coda dei tasti.

Le due assi longitudinali e la traversa di fondo sono in pioppo, mentre la traversa di bilanciamento è in faggio. Il faggio o altro legno duro (come l'acero, ad esempio) è solitamente utilizzato per la traversa di bilanciamento perché la durezza del legno consente di tenere meglio le punte di bilanciamento. I Ruckers per la verità usavano spesso il pioppo anche per la barra di bilanciamento, ma il faggio dà maggiori garanzie.

Le quattro componenti del telaio sono unite tra loro con giunti "a mezza battuta" o "a mezzo legno", come si vede qua:



La lavorazione avviene con lo scalpello, ma io per rapidità ho preferito settare la lama della sega da banco ad un'altezza pari alla metà dello spessore delle tavolette. Dopo aver segnato i confini dei tagli, con ripetuti passaggi sopra la sega da banco gli alloggiamenti sono fatti. Naturalmente è richiesta sempre la pulizia finale con lo scalpello, ma indubbiamente in questo modo si risparmia molto tempo. Non sempre con le macchine si risparmia tempo rispetto alla lavorazione solo manuale, ma in questo caso sì.

Verificati tutti i giunti, le tavole si incollano. A proposito di colla, è già parecchio tempo che uso ormai solo colla animale (detta anche colla forte, colla Garavella, colla d'osso, colla a caldo...). I motivi li spiegai tre anni fa in questo post: http://harpsichordmaking.blogspot.it/2010/03/ruckers-riflessioni-preliminari-2.html. Si intravede il pentolino della colla nell'angolo alto a sinistra della prossima foto (in attesa che mia moglie o le mie figlie mi regalino uno di quei bellissimi scaldacolla in ghisa....)


Qui sopra si vede il telaio con le quattro assi incollate. Ci sono morsetti solo sulla traversa di fondo, mentre la traversa di bilanciamento era già stretta nel suo alloggiamento e quindi non necessitava di morsetti.

La barra di bilanciamento riceverà, dopo la foratura, due smussature sui lati anteriore e posteriore, per permettere il movimento dei tasti senza impedimenti.

martedì 19 marzo 2013

Clavicembalo fiammingo 3

Ho continuato a lavorare sulla tastiera, segnando la rastrelliera guida-tasti.
Nei clavicembali fiamminghi e in quelli francesi i tasti sono guidati in coda, nella quale è conficcata una punta metallica che scorre in una scanalatura verticale praticata in una barra di legno chiamata rastrelliera.
Poiché la posizione della punta nella coda del tasto deve corrispondere alla posizione della scanalatura, i due elementi - coda del tasto e scanalatura sulla rastrelliera, devono essere segnati contemporaneamente. Si usa di nuovo una squadretta da falegname come si vede nella foto:



La squadretta consente di tracciare con un coltellino linee dritte e perfettamente perpendicolari alla superficie. Dopodiché si segna con un punzone il punto, lungo la linea appena tracciata, dove si farà il forellino per conficcare la punta. Naturalmente poi la rastrelliera verrà capovolta in modo da presentare le scanalature alla punta che sporgerà dalla coda del tasto.


Appena segnate, le linee sulle code dei tasti e quelle sulla rastrelliera coincidono perfettamente. Ma al variare dell'umidità le linee sulla rastrelliera resteranno esattamente dove sono ora, perché trasversali alla venatura; mentre il pannello della tastiera si allargherà o si restringerà (il legno, al variare dell'umidità, si allarga o si restringe, ma non si allunga o accorcia), spostando così anche le linee. Per questo motivo bisognerà stare attenti che al momento della foratura per le punte di bilanciamento il livello di umidità sia esattamente uguale a quello che c'era quando sono state fatte le linee.

Per chiarire meglio il funzionamento della guida dei tasti, ecco una foto. La foto non è mia, ma l'ho presa da http://virginalrestoration.blogspot.it/. Nella foto la rastrelliera non è ancora fissata ed è posta un po' distante dalla coda dei tasti, per meglio mostrarne il funzionamento.




lunedì 18 marzo 2013

Clavicembalo fiammingo 2

Come prima cosa si stabiliscono le misure trasversali. E' facile: larghezza della tastiera + spessore dei blocchi laterali + spessore del blocchetto traspositore + spessore dei fianchi.
Ometto i calcoli intermedi, ma questo cembalo sarà largo 94,5 cm. Poiché i fianchi hanno spessore 1,5 cm e poiché il somiere sarà incassato nei due fianchi per metà del loro spessore, il somiere sarà lungo 94,5 - 0,75 - 0.75 = 93 cm. E' in legno di quercia e ha la sezione trapezoidale tipica dei Ruckers. Se poi decido per Delin valuterò se sarà utilizzabile oppure dovrò rifarlo. Eccolo:



Per stabilire le dimensioni trasversali del cembalo si deve stabilire la larghezza della tastiera. Si usa per convenzione la misura di tre ottave, detta stichmass. Abbiamo deciso per una stichmass pari a 49,0 cm. I cembali storici hanno stichmass variabili dai 47 cm dei franco-fiamminghi ravalé (larghezza ridotta per consentire di mettere più tasti in una cassa antica calcolata per un'estensione minore), ai 50 di molti italiani
Ora, se 21 tasti diatonici (tre ottave) occupano 49 cm, 36 tasti diatonici (quelli della nostra tastiera finita) occuperanno 49 : 21 x 36 = 84 cm. La tavola che poi diventerà tastiera deve dunque essere larga 84 cm. Eccola, già giuntata a partire da quattro tavolette di pioppo larghe 25 cm, poi tagliata a misura e squadrata. Per quanto riguarda la lunghezza, i tasti saranno lunghi complessivamente 40,5 cm. La tavola-tastiera è un po' più corta perché ogni tasto riceverà sul fronte un'arcatina decorativa, dello spessore di 7 mm.


Nella foto sopra vedete la tavola-tastiera. Sul davanti di essa c'è il régle du clavier, diviso in tre sezioni: tasti diatonici, tasti cromatici e code dei tasti. I calcoli e il disegno si fanno sul régle du clavier, poi con l'aiuto di una squadretta da falegname si riportano tutte le divisioni laterali sulla tavola-tastiera.
Sulla tavola tastiera ho già disegnato quattro linee orizzontali. La prima segna l'inizio dei tasti cromatici; la seconda, la linea dove andranno le punte di bilanciamento per i tasti diatonici; la terza, idem per i tasti cromatici; l'ultima segna la porzione di coda dei tasti che dovrà essere perfettamente dritta e parallela e uguale per tutti i tasti. Infatti i tasti partono perfettamente paralleli sul davanti della tastiera, e finiscono allo stesso modo; però la tavola-tastiera è divisa sul davanti in 36 parti uguali (i tasti diatonici) e sul retro in 61 parti uguali (tutti i 61 tasti), quindi non può esserci parallelismo. La sezione non parallela, quindi più o meno libera, parte da poco dopo le linee di bilanciamento e arriva a questa quarta linea a 5 cm dalla coda dei tasti. Qui avevo però dimenticato di segnare la linea di inizio della sezione "libera".



In questa foto vedete che ho prima di tutto segnato una linea dietro alle due linee di bilanciamento: è quella da cui inizia la sezione non parallela dei tasti.
Poi vedete che sono segnate le divisioni laterali dei tasti diatonici. Appaiono molto corti perché mancano ancora le arcatine decorative che aggiungeranno 7 mm alla lunghezza dei tasti diatonici. Quando saranno finiti, i diatonici, dal fronte alla linea dei cromatici, saranno lunghi 36 mm. Anche questa è una misura storica.
Le linee di divisione tra il si e il do e tra il mi e il fa sono già portate indietro fino alla "linea del parallelismo", perché ovviamente non c'è il cromatico a interromperle.



Qui sono state riportate anche le linee laterali dei tasti cromatici, i quali per comodità di visione sono stati anneriti.



la tavola-tastiera è stata girata per lavorare sulle code dei tasti. Il régle du clavier si accosta nuovamente alla tastiera e si tirano allo stesso modo linee parallele, dal fondo fino alla seconda linea del parallelismo.



A questo punto i tasti sono già disegnati paralleli sul davanti fino alla prima linea del parallelismo (2 cm circa dietro la linea di bilanciamento dei tasti cromatici); e lo stesso in coda, dalla seconda linea del parallelismo fino all'estremità posteriore. Non restava quindi che congiungere i punti per avere tutti i tasti correttamente disegnati. Si può notare nella foto sopra che tra le due linee del parallelismo i tasti non sono paralleli o comunque non sono perpendicolari, ma prima e dopo sì.



Finito il disegno, ho poi utilizzato un punzone per segnare in maniera visibile i punti in cui forare per le punte di bilanciamento. Si vedono bene nella foto sopra.




Ho fatto anche le arcatine decorative. Nella foto sono ancora circolari, basterà tagliarle poco sotto il centro per avere le arcatine definitive.
Visto che molti lo chiedono, fare le classiche arcatine dei tasti dei clavicembali è molto semplice. Si prende uno "spade bit", cioè una punta per trapano per fori larghi, questa per intenderci:


Poi ci si arma di pazienza e di limette di varia forma e si ottiene una punta simile a questa, che è quella che ho utilizzato io:



La tastiera è solo disegnata. Prima di poter tagliare i tasti bisognerà fare ancora parecchie operazioni.

Clavicembalo Fiammingo 1

Un amico mi ha chiesto di costruirgli un clavicembalo, e glielo faccio perché è un amico, perché suona bene e perché non vìolo le regole che mi sono dato di essere solo un costruttore amatoriale (i dettagli dei nostri accordi restano naturalmente riservati).

Il mio amico suona spesso in pubblico, sia da solo che come continuista, spesso nella stessa occasione. Scartata per motivi pratici l'idea di avere due clavicembali (uno per il repertorio solistico e uno per il continuo), si è deciso per un fiammingo. I clavicembali fiamminghi hanno la sonorità piena tipica dei cembali nordeuropei, ma l'attacco del suono ha molto più ictus rispetto a un francese (anche se meno che un italiano), il che lo rende adatto al basso continuo. L'entrata in vibrazione è più rapida che in un francese, di conseguenza l'attacco più chiaro, la polifonia più nitida, la capacità di farsi sentire in un ensemble più marcata.

Però il mio amico vuole poter usare il cembalo anche per repertorio tardo che richiede estensione della tastiera, perciò si rende necessaria l'estensione di 61 note dal fa0 al fa5.
Dopo aver discusso (e per la verità contro la mia opinione, di cui parlerò distesamente in un prossimo post), abbiamo deciso che la registrazione deve essere 2 x 8' e non 1 x 8', 1 x 4'. L'estensione della tastiera e i due registri da 8' pongono immediatamente il problema del modello di riferimento. La cassa dei Ruckers è troppo debole per sostenere 2 x 8', a maggior ragione poi con un'estensione così ampia. Certamente sarebbe possibile modificarla, ma si introdurrebbero delle incognite. Soprattutto poi se consideriamo un fatto: i Ruckers hanno tutti, invariabilmente, un registro da 4'; questo significa che essi hanno anche una cordiera del 4', incollata sotto la tavola armonica. Che si fa della cordiera se eliminiamo il 4'?
Non si può semplicemente eliminarla lasciando tutto il resto inalterato: la tensione delle le corde del 4' ha in questi strumenti la funzione di tenere la tavola armonica piatta. E d'altra parte nei cembali - ad esempio francesi - con una sola tastiera e due registri da 8', non c'è la cordiera del 4' ma c'è una struttura di forma e massa simile (ma non uguale) e posta più vicino al ponticello degli 8'. In tal caso essa lavora da vero e proprio "controponticello". Se ne parlerà nei prossimi post.
E però mi domando: è certamente possibile modificare la struttura della cassa e il layout della tavola armonica di un Ruckers, ma un Ruckers con un'estensione diversa, una struttura diversa, una tavola armonica diversa, è ancora un Ruckers?
E le modifiche non rischiano di introdurre elementi di disturbo?

L'alternativa è Albert Delin. Darò in altri post le indicazioni biobibliografiche. Ora dico solo che restano di Delin varie spinette, tre claviciteri e due cembali: uno piccolo con 53 note del 1750 (a Berlino) e uno grande, 57 note Sol0, la0-mi5 (manca il sol diesis basso) nella collezione privata di Kenneth Gilbert.
Delin è considerato un genio della costruzione dei clavicembali, e ne parlerò, se deciderò per questa seconda strada, nei prossimi post. Per il momento dico qualcosa sulla struttura dei Delin.
Traverse sul fondo come nei Ruckers, ma alte il doppio. Nessuna traversa all'altezza dei liner. Le fasce sono quindi impedite di collassare verso l'interno dello strumento dalla tavola armonica, che funge nei Delin (accade anche in alcuni clavicembali italiani) come una grande traversa superiore. In alcuni strumenti di Delin per giunta la tavola armonica ha la venatura non parallela alla spina ma orientata di alcuni gradi verso il lato curvo. In tal modo il legno offre alla tensione delle corde il suo lato più robusto (quello della lunghezza). Anche l'orientamento della venatura è una caratteristica non solo di Delin ma di molti clavicembali storici, i più famosi i due Grimaldi 1697 (Norimberga) e 1703 (Parigi).
Sotto la tavola armonica, oltre alle catene (ne riparleremo) c'è il boudin o il contrechevalet, cioè il controponticello.
Infine i clavicembali di Delin hanno una "molla", cioè un'asse di legno che parte dal boudin e arriva al tramezzo superiore (upper bellyrail). Questa Delin spring serve per assicurare a tutta la struttura una tensione simile a quella che sarebbe procurata dalle corde del 4'.

In attesa di una decisione definitiva sulla strada da percorrere (aspetto anche di procurarmi altra documentazione) ho iniziato la tastiera. Nel prossimo post.

mercoledì 13 marzo 2013

Concerto 8 marzo 2013 - foto

Venerdì 8 marzo 2013 c'è stato il concerto di cui vi parlavo nel post precedente, con la sola variante che Luigi Trivisano ha eseguito la sonata K 28 di Domenico Scarlatti al posto della K 26.

Giornata funestata dalla pioggia intensa che ha contribuito ad aumentare il livello di umidità della Sacrestia del Vasari (che già normalmente è alto). Ho dovuto accordare due volte due clavicembali, per un totale di quattro accordature complete. E anche così, il 4' era già scordato quando Luigi lo ha inserito per la K 28.

I due cembali utilizzati erano uno il mio Barucchieri (a sinistra nelle foto), e l'altro un francese di Salvo Amitrano. I brani solistici sono stati suonati tutti sul Barucchieri.

Le foto non sono venute bene, ma le metto lo stesso.
La bella ragazza bionda alla mia sinistra è la brava clavicembalista Lucia Piatto, che si è prestata a voltarmi le pagine. Grazie ancora, Lucia.

E grazie inoltre ad Alfredo De Pascale, patron dell'associazione Napolinova (organizzatrice del concerto) e alla mia amica maria Rosaria Esposito che ha scattato alcune delle foto che vedete qui sotto.

 Insieme (foto di Alfredo De Pascale)


Luigi Trivisano da solo (foto di Alfredo De Pascale)


Insieme (foto di Alfredo De Pascale)

 La sala con le volte affrescate dal Vasari (foto di Maria Rosaria Esposito)

Insieme (foto di Maria Rosaria Esposito) 

Io da solo (foto di Maria Rosaria Esposito)

martedì 5 marzo 2013

Concerto a Napoli

I clavicembali vanno anche suonati, non solo costruiti. E così il mio amico Luigi Trivisano (ottimo pianista e ottimo clavicembalista con molte esperienze artistiche) e io ne suoniamo addirittura due, insieme.
Venerdì 8 marzo a Napoli, nella "Sacrestia del Vasari" "sacrestia del Vasari" della Chiesa di S. Anna dei Lombardi, alle 18.30.

Il programma è impegnativo e contiene alcuni capolavori:

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A due clavicembali:
JS Bach, concerto in do min. BWV 1062 (lo facciamo a due cembali soli, senza archi)

Luigi da solo:
Girolamo Frescobaldi, toccata I del Primo libro di Toccate
Bernardo Pasquini, "Toccata con lo scherzo del cucco"
Domenico Scarlatti, sonata K 26

Io da solo:
D. Scarlatti, sonate K 490, 491 e 492

A due clavicembali:
JS Bach, concerto in do magg. BWV 1061a (il "1061a" è la versione senza
orchestra, preparata dallo stesso Bach, del 1061)
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