mercoledì 26 febbraio 2014

Clavicembalo fiammingo 16: toolbox e finestra dei registri

E ora ho un dubbio. I Ruckers avevano invariabilmente due aperture di forma rettangolare nelle fasce: una a sinistra nella spina, di cui ho già parlato altre volte, e che costituisce la "toolbox", un vano per contenere oggetti ma probabilmente anche a bella posta creato per introdurre un elemento di debolezza, forse per ragioni di simmetria delle forze tra lato destro e sinistro del cembalo. La seconda apertura è più piccola, serve per azionare, estrarre e introdurre i registri, ed è posta sul fianchetto destro. Nelle foto sotto si vedono bene entrambe:


I due registri che fuoriescono dal fianchetto. L'esecutore afferra l'estremità esterna per inserirli e disinserirli (foto presa dal sito www.harpsichord.com)


La toolbox aperta, nella spina (foto presa dal sito del costruttore Martin Puhringer).




Toolbox aperta e chiusa (dal profilo Facebook del costruttore William Jurgenson).

I registri sporgenti, tipici di Ruckers e Delin, non sono praticabili: questo clavicembalo dovrà essere trasportato spesso in auto per concerti e non si possono avere parti meccaniche sporgenti che potrebbero danneggiarsi. D'altronde gli esecutori oggi sono abituati ad azionare i registri da leve poste nella tavola frontale, al modo dei francesi; i quali fanno l'apertura dei registri (comunque non sporgenti) non nel fianchetto ma nella spina.
Tuttavia se io faccio la finestra per i registri (chiusa con una porticina avvitata, naturalmente) nella spina e inoltre faccio anche la toolbox, la spina si ritroverà ad avere due aperture peraltro a breve distanza l'una dall'altra, e ciò potrebbe creare dei rischi per la tenuta.
Donde il dubbio: non faccio la toolbox e invece faccio nella spina la finestra per estrarre i registri  (tipica soluzione francese e - se non sbaglio anche tardo-fiamminga tranne Delin)? Faccio la toolbox regolarmente nella spina e la finestra dei registri nel fianchetto, naturalmente senza farli sporgere?

lunedì 24 febbraio 2014

Clavicembalo fiammingo 15: tutte le fasce montate

Tutte le fasce sono state giuntate, montate e incollate nonché rinforzate con chiodi di legno. La struttura prevede, tra le altre parti, quattro traverse basse che sono state anch'esse montate. La struttura è ora abbastanza rigida da consentire senza preoccupazioni tutti gli spostamenti del cembalo da una parte all'altra del laboratorio. Alcune traverse alte, da inchiodare sulla superficie inferiore dei liner (che ancora non sono stati incollati), saranno aggiunte dopo l'incollaggio nella cassa della tavola armonica. Spiegherò i motivi dell'incollaggio ritardato delle traverse alte al momento opportuno.


La coda incollata alla fascia curva e rinforzata con i chiodi di legno. Il giunto tra coda e spina è ancora aperto.



Si incolla la coda alla spina.



Il giunto a ugnatura tra coda e spina.



Il giunto tra coda e fascia curva è riuscito perfetto. La qualità di questi giunti è importante perché hanno un riflesso sulla stabilità dell'accordatura.



Il giunto tra coda e fascia curva visto dall'alto. Si apprezza bene la forma particolare di questo giunti, tipico di Ruckers. Si chiama "giunto a mezza battuta", ma ha la particolarità di essere fatto lungo lo spigolo anziché sulla faccia come di solito.



Coda e spina incollate e rinforzate con chiodi di legno.


La coda incollata vista dall'interno.



La cassa quasi completa. Per completarla mancano i liner e la "toolbox", cioè un vano ricavato nella spina tra le due traverse oblique, come si vede qua e qua.

venerdì 21 febbraio 2014

Clavicembalo fiammingo 14: la fascia curva e la coda

La fascia curva è stata incollata al fianchetto, e la coda è stata incollata alla fascia curva. Non resta che incollare coda e spina, e la cassa sarà sostanzialmente fatta.
I giunti Ruckers sono complicati da fare a mano, ma ho preferito non semplificare perché si tratta di un tipo molto robusto di giunti.


Il giunto tra fascia curva e coda visto dall'esterno



Lo stesso giunto visto dall'interno



Il giunto tra spina e coda. Questo, come d'altronde nei Ruckers originali, è una semplice ugnatura.



Anche questo è un giunto tipico di Ruckers. Meccanicamente molto resistente perché una fascia si incastra nell'altra e non deve affidarsi alla tenuta della colla.



Il giunto tra fianchetto e curva è rinforzato con i chiodi di legno



Stesso giunto visto dall'interno



Stesso giunto, una prova a secco prima di incollare. Lo spigolo superiore della curva è saltato, ma in una foto precedente si può vedere che l'ho già riparato.


Stesso giunto, durante l'incollaggio. Non serve molta forza per tenere insieme le parti, quando si incolla con colla animale. Lo spago si usa frequentemente per questo giunto che non è facile da morsettare con i morsetti ordinari.



La parte terminale della spina (a destra) e della curva (a sinistra). La spina ha già abbozzata la sua ugnatura, mentre il giunto della coda resta interamente da realizzare.


L'ugnatura della spina



Ugnatura della spina, da altra angolazione.



La coda appoggiata temporaneamente a spina e curva per segnarne la lunghezza.

lunedì 17 febbraio 2014

Clavicembalo fiammingo 13

Somiere, tavola frontale, spina e fianchetto sono ormai incollati e fissati tra di loro con chiodi di legno. Qui un particolare che mostra i chiodi di legno tra somiere e spina. I chiodi di legno, in legno di quercia, hanno la punta arrotondata e rastremata per facilitare l'inserimento, ma il resto del fusto è a sezione quadrata. La dura quercia entra nel più tenero pioppo allargando il foro precedentemente praticato e sagomandolo appunto in forma quadrata. Gli spigoli che così mordono il legno migliorano la tenuta in due modi: dal punto di vista meccanico gli spigoli della sezione quadra del chiodo di legno si conficcano nel pioppo rinforzando così il giunto; il chiodo a sezione quadra lascia, entrando in un foro tondo, dei piccoli spazi in cui la colla può raccogliersi: in questo modo si evita che durante l'inserimento del chiodo nel foro essa venga asportata come accadrebbe con un chiodo a sezione tonda.


La spina, come il fianchetto, hanno già delle scanalature che serviranno per inserire le traverse basse. I clavicembali Ruckers mantengono la forma corretta mediante l'uso di traverse basse, a contatto con il fondo; e traverse alte, inchiodate sotto ai liner. Lo si vedrà meglio man mano che procedo con la costruzione.


Infine c'è il problema di curvare la fascia curva. Ho abbandonato l'idea di curvare col vapore o con l'acqua a freddo: si impiega troppo tempo (molte settimane con l'acqua a freddo, giorni col vapore) e soprattutto la curva così ottenuta non è stabile se non si incolla subito a qualche struttura fissa o al liner. In ogni caso, subito dopo aver tolto la curva dalla sua forma, essa si raddrizza in parte; perciò si curva sempre un po' più di quanto non serva. Tutto ciò rende imprevedibile la curva.
Ho invece usato il sistema che usano i liutai che costruiscono violini: il calore a secco. La fascia curva così ottenuta è perfettamente stabile perché non si raddrizza nemmeno di un centimetro dopo averla tolta dalla forma, e può restare in attesa per un tempo indefinito perché non si muoverà più. La fascia è perfettamente prevedibile perché man mano che si curva si può ogni tanto confrontare la curva che si è ottenuta fino a quel momento col disegno o con una guida preparata in anticipo. Inoltre la curva è utilizzabile fin da subito: dal momento in cui ho acceso l'attrezzo al momento in cui ho ottenuto la mia curva è passata meno di un'ora, considerando che quindici minuti sono risultati necessari a riscaldare bene il ferro.
Ho costruito la "forma" (in realtà non è una forma ma un dispositivo per riscaldare e curvare a mano) seguendo i consigli di:
Fabrizio Acanfora
William Jurgenson
Simone Esuperanzi
Li ringrazio tutti.

Inoltre ho naturalmente consultato anche al libro di Darryl Martin che ho segnalato qualche post fa, The art of making a harpsichord. La forma dell'attrezzo è molto simile a quella fotografata nel libro.

Ecco lo strumento per curvare:



Nell'ultima fotografia si può vedere la resistenza che ho usato per riscaldare il ferro. Nelle altre fotografie è inserita in posizione e se ne vede solo il manico col pulsante di accensione. Si tratta di una normale resistenza per griglia elettrica, da 2000 W. Per funzionare bene bisogna che sia posta molto in alto, il più vicino possibile alla lamiera curva, che deve ben riscaldarsi.

E qui infine la curva ottenuta, ancora troppo lunga, appoggiata a terra sul disegno per verificarne la corrispondenza (comunque non è necessaria una precisione al millimetro: anche le curve dei Ruckers originali sono tutte diverse tra di loro, anche di centimetri). Si possono notare dei punti più scuri, dove il legno si è riscaldato un po' di più. I Ruckers originali riscaldavano il legno davanti a un grande fuoco che addirittura carbonizzava il legno; lo strato carbonizzato poi doveva essere asportato, con un procedimento simile a quello usato nel mio progetto "Ruckers-Bonza" (http://harpsichordmaking.blogspot.it/2010/07/ruckers-augusto-bonza-3.html). In quel caso si usava appunto un lanciafiamme; il sistema col ferro caldo è altrettanto rapido e preciso ma lascia meno lavoro di pulizia dopo. In questo caso infatti si può addirittura evitare la pulizia o, se proprio si vuole, basteranno pochi colpi di rasiera.


mercoledì 12 febbraio 2014

Clavicembalo fiammingo 12: il modello di riferimento 2

Insomma, dicevo nel precedente post, se bisogna tradire, meglio farlo con un Ruckers: c'è più esperienza, più documentazione, più comprensione del funzionamento della struttura.

Però di tradimento si tratta, donde le virgolette a "Ruckers" che ho usato fin qua (ma ora smetto, tanto ci siamo capiti).
Innanzi tutto l'estensione, più ampia di più di un'ottava rispetto ai Ruckers ordinari: 61 note contro 45. E poi soprattutto due registri da 8' invece che uno solo, e la mancanza del registro da 4' che invece i Ruckers invariabilmente avevano.
I due registri da 8' significano una tensione complessiva molto maggiore sulla struttura; e una compressione sul ponticello doppia. La struttura poi soffre anche della maggiore estensione che significa più corde.
L'estensione maggiore unita alla maggiore tensione sulla struttura potrebbe comportare la necessità di installare distanziatori tra somiere e controsomiere, come infatti facevano i francesi quando allargavano i cembali fiamminghi per renderli adatti alla musica francese del settecento e come infatti fa Delin, che li installa addirittura in ferro. Ma i Ruckers hanno la particolarità di avere un controsomiere che non fa parte della struttura: esso è incollato solo alla tavola armonica ed è completamente indipendente dalla struttura. Quindi, per poter ricevere la spinta dei distanziatori il controsomiere andrà incassato nei liner e incollato, introducendo un elemento di rigidità in un sistema che Ruckers voleva flessibile.
Potrebbero esserci conseguenze anche sul piano tonale: Secondo alcuni costruttori i distanziatori tra somiere e controsomiere (gap-spacer in inglese) potrebbero avere valore non solo strutturale ma tonale: agirebbero cioè da accoppiatori tra il sistema costituito dal ponticello del somiere e il somiere stesso e il sistema costituito dalla tavola armonica e dal suo ponticello. Accoppiamento che Ruckers non solo non voleva ma curava che nemmeno per sbaglio si stabilisse, lasciando apposta il controsomiere completamente libero.

Ancora, due ordini di corde sullo stesso ponticello producono una compressione che rischia di ammortizzare il suono. E comunque era estraneo all'estetica di Ruckers il suono di due 8' accoppiati. Le due corde che vibrano assieme, infatti, producono un suono impuro per quanto precisamente esse possano essere accordate: una delle due è più corta dell'altra, e l'orecchio lo sente, tanto è vero che ci sono brani in cui l'accoppiamento dei registri risulta sgradevole timbricamente, non solo perché il suono è troppo forte. Quando Ruckers era costretto a fare due registri da 8', realizzava due registri, ma la corda era sempre una sola, pizzicata da due salterelli: l'unisono era ovviamente sempre perfetto, e non vi potevano essere perturbazioni nella purezza date dalla differente lunghezza delle corde (in realtà gli unici clavicembali Ruckers con due registri da 8' sono firmati Couchet, ma Couchet era membro della famiglia per aver sposato una Ruckers, lavorava assieme al suocero e ai cognati e i suoi clavicembali sono perfettamente uguali a quelli firmati Ruckers).
Altrettanto estranea all'estetica di Ruckers è l'assenza del 4'. Diversamente che nei francesi, il 4' era di grande qualità timbrica, e intonato in modo da poter essere usato anche come registro solista. L'accoppiamento con l'8' produce poi il miglior suono possibile, purtroppo spesso trascurato dai clavicembalisti.

Mi rendo conto che sottolineare tutte queste cose fa pensare a un disastro annunciato. Invece per fortuna è possibile ovviare ai suddetti problemi modificando altri elementi per ottenere un risultato simile o comunque di qualità. Il risultato finale non sarà probabilmente sotto ogni aspetto un vero Ruckers dal punto di vista tonale, ma abbiamo l'esperienza di molti costruttori che fabbricano cembali fiamminghi come questo con risultati eccellenti, che poi è ciò che conta alla fine.
Questi aspetti, ed altri simili, vanno tenuti costantemente presenti durante la costruzione, ed è per questo che li ho scritti in questo post. Man mano che la costruzione procede deciderò cosa modificare e come.

Clavicembalo fiammingo 11: modello di riferimento 1

In un precedente post manifestavo ancora incertezza riguardo al modello di riferimento tra Ruckers e Delin e in questi mesi mi sono procurato tutta la documentazione disponibile sugli strumenti di Delin e l'ho studiata.
I lettori più attenti e più esperti si saranno già accorti, dagli scassi nelle fasce per accogliere il somiere, che la scelta definitiva è caduta su "Ruckers" (il perché delle virgolette lo spiego dopo), per molti motivi che cerco di sintetizzare.

1. La documentazione su Delin è scarsa, ed esistono solo due disegni attendibili: una spinetta e un claviciterio. Il rischio di tralasciare qualcosa di importante è alto.

2. I clavicembali di Delin sono, più ancora che i Ruckers, "a un millimetro dal collasso": cioè sono volutamente robusti solo quel tanto che basta a non collassare sotto il peso delle corde. Questo in realtà è il segreto di ogni buon clavicembalo: più debole è la struttura del clavicembalo, migliore sarà il suono e perfino la tenuta dell'accordatura (quest'ultimo è un discorso troppo lungo per farlo qui). Però questo significa anche che basta poco per sbagliare e farlo realmente troppo debole. In particolare Delin non incassa il somiere nelle fasce e non usa traverse interne alte: è la sola tavola armonica che impedisce alla curva di cadere all'indentro.

3. Il "vero" suono del Delin rischia di essere troppo aspro per il mio amico. Qui la differenza è notevole rispetto ai francesi: ogni nota ha due corde (tre se il cembalo ha il registro da 4', ma Delin costruiva senza 4'), di cui una più corta e una più lunga. Naturalmente la corda più lunga è quella col timbro migliore, e i francesi sottolineano questa caratteristica facendola pizzicare più lontano dal ponticello del somiere, verso il centro della corda stessa. Si ottiene così il tipico suono dolce e rotondo dei registri principali dei cembali francesi. Il registro secondario pizzica invece più vicino al ponticello del somiere ottenendo così un suono più nasale; ma questa nasalità è in parte compensata dal fatto che la corda è anche più corta. Delin fa il contrario: pizzica il registro principale vicino al ponticello e il secondario più verso il centro, ottenendo così un principale nasale negli acuti e aspro nei gravi.
Molti costruttori, nel costruire un Delin, invertono i registri per recuperare almeno in parte la dolcezza perduta; però la dolcezza non si recupera interamente, perché è frutto di un'intera concezione tonale e non semplicemente di un dettaglio costruttivo; e si tradisce l'originale che a quel punto non è più un Delin. Ma non è il caso di fare della filologia, bisogna solo costruire un clavicembalo ispirato a principi storici e che suoni e funzioni bene. Ma, mi sono domandato, vale la pena di correre il rischio di fare un cembalo che non tiene per poi comunque non ottenere la ricostruzione di un suono preciso? ma allora tanto vale fare un "Ruckers", che non sarà un vero Ruckers ma ne rispetterà meglio l'impianto tonale e soprattutto non correrà rischi di tenuta.
Il prossimo post spiegherà perché uso le virgolette a "Ruckers".

Clavicembalo fiammingo 10: Somiere - spina - fianchetto - tavola frontale

Dopo parecchi mesi di sospensione, riprendo la costruzione iniziando ad assemblare la cassa.
L'ordine di costruzione sarà il seguente, come in tutti i clavicembali nordeuropei:
1. somiere, tavola frontale e fianchetto vengono incollati insieme.
2. Il gruppo così ottenuto viene a sua volta incollato alla spina.
3. si incollano le traverse basse interne tra spina e fianchetto, per irrigidire subito la struttura e assicurarsi che non subisca danni durante i lavori.
4. si praticano i giunti sul fianchetto e sulla spina.
5. si curva la tavola che costituirà il lato curvo
6. si incolla il lato curvo
7. si incolla la coda
8. Si incollano i liner
9. si inchiodano o si incollano le traverse interne alte.

Ho realizzato il punto 1, che è piuttosto lungo perché bisogna stabilire la posizione esatta del somiere e della tavola frontale; dopodiché bisogna eseguire, sia nel fianchetto che nella spina, degli scassi con la stessa forma e dimensione del somiere e della tavola frontale, come nella seguente fotografia:


Il somiere e la tavola frontale vengono posti negli alloggiamenti così preparati e incollati tra di loro e naturalmente viene cosparso di colla anche il fondo dell'alloggiamento. Si verifica che il somiere sia a squadro col fianchetto apportando piccoli spostamenti se necessario, e infine si mette un oggetto pesante in cima per assicurare il contatto tra le parti che devono essere incollate. Quando la colla è secca si gira il tutto e si ripete la stessa operazione sulla spina:



Come potete osservare la tavola frontale non arriva, in questa fase, all'altezza della sommità delle fasce, ed ecco il motivo. La tavola frontale avrà sulla sommità una modanatura uguale a quella delle fasce, e che infatti si vede già nella foto di sopra. Le modanature di tutti questi pezzi devono raccordarsi tra loro elegantemente e senza spazi tra l'una e l'altra; però se io avessi praticato l'alloggiamento della tavola frontale a partire dalla sommità di spina e fianchetto, si sarebbe creato uno spazio enorme dove avrei dopo dovuto ricostruire il profilo della modanatura. Invece farò in secondo tempo una modanatura su un'assicella di legno e la sagomerò perché si incastri perfettamente, incollandola poi sul bordo superiore della tavola frontale. Avrei potuto fare questo lavoro di sagomatura direttamente sulla tavola frontale, ma sarebbe bastato uno spostamento di mezzo millimetro durante l'incollaggio per avere un cattivo risultato estetico. Con un'assicella sarà senz'altro più facile.

domenica 2 febbraio 2014

The Art of making a Harpsichord, Darryl Martin

Il costruttore inglese di clavicembali Darryl Martin ha pubblicato un libro sulla costruzione dei clavicembali. È il terzo sull'argomento tra quelli con impostazione filologica, dopo il libretto di John Barnes Making a spinet by traditional methods e quello bilingue di Martin Skowroneck Cembalobau / Harpsichord making.
A differenza dei due che lo hanno preceduto, questo libro è completissimo (naturalmente molte cose possono essere fatte con procedure diverse da quelle illustrate, ma cionondimeno è completissimo). Le tecniche illustrate prevedono l'uso di piccoli e pochi macchinari elettrici, ma è facile immaginare strade alternative completamente manuali qualora le attrezzature elettriche dovessero essere insufficienti. L'impostazione è filologica e perfino l'impostazione grafica e tipografica del libro è molto curata. Il volume contiene anche molte fotografie e schizzi, non solo di parti degli strumenti ma anche delle attrezzature e dime da autocostruirsi. Insomma, consigliabile da tutti i punti di vista. Bravo Darryl Martin.

Se proprio bisogna trovare qualche difetto, eccone due che però non sono veri difetti:
1. Manca un capitolo sulla progettazione. Naturalmente di solito si "copiano" strumenti storici, o vi si apportano piccole modifiche, sicché saper progettare un clavicembalo non è strettamente necessario per costruirlo. Tuttavia, un'approfondita trattazione dell'argomento consentirebbe al costruttore di apportare le piccole modifiche richieste (aggiunta di qualche nota, sistema di trasposizione, eccetera) con più consapevolezza. Inoltre, cosa più importante, permetterebbe di avere chiari in mente  gli obbiettivi tonali e gli strumenti per raggiungerli. Ma quest'ultima cosa credo sia oltre le attuali conoscenze: non mi dilungo ma è un argomento che necessiterebbe di un post a parte.

2.  Dovendo scegliere una famiglia di clavicembali per illustrare tecniche e procedimenti, Martin opta per un cembalo italiano, pur con qualche vaga indicazione sui cembali nordeuropei. Si tratta certamente di una scelta razionale: gli italiani sono più "facili", cioè hanno un ordine di costruzione più razionale e quindi più facilmente scindibile in piccole parti discrete (poi ovviamente in realtà non sono affatto più facili né dal punto di vista della lavorazione, che anzi è molto più dettagliata di quella dei nordeuropei, né dal punto di vista del raggiungimento degli obbiettivi tonali). Però è una scelta che esclude la descrizione di alcune lavorazioni tipiche dei cembali nordeuropei, che pure sono oggi più diffusi degli italiani: ad esempio il sistema - fondamentale dal punto di vista strutturale - costituito da spina - somiere - tavola frontale - fianchetto (col non banale problema costituito dalle modanature della tavola frontale che devono raccordarsi con quelle delle fasce). I cembali italiani poggiano semplicemente il somiere sui suoi supporti, ed è ovviamente una cosa intuitiva. I nordeuropei invece praticano nella spina e nel fianchetto uno scasso perfettamente a misura per farci entrare somiere e tavola frontale, e non è una lavorazione banale.

Non so, francamente, come si sarebbe potuto evitare quanto esposto nel punto 2, ma credo che un paio di capitoli in più dedicati solo a quelle lavorazioni differenti tra italiani e nordeuropei sarebbero stati necessari.

In ogni caso, un gran libro.

Darryl Martin, The Art of making a Harpsichord, Robert Hale ed., 2012, ISBN 9780709085706.
256 pagine, copertina cartonata.

Il prezzo di copertina è £ 70,00; Amazon.it lo vende a € 58,52, ma è reperibile anche in altre librerie online e presso l'editore.